La risoluzione del Consiglio d’Europa su Assange

L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha approvato la risoluzione sottoposta dalla sua Commissione per gli affari giuridici che accorda a Julian Assange, per il periodo della sua detenzione nella prigione di Belmarsh a Londra, la qualifica di “prigioniero politico”. Una votazione che vuole essere un richiamo, da parte del massimo organo europeo, non solo ai governi del Regno Unito e degli Stati Uniti, ma a tutti i regimi del mondo che cercano di punire giornalisti scomodi incarcerandoli. (articolo21)

Ne parlano anche altri giornali

Mentre sentiamo il rumore dei cingolati che entrano in Libano, mentre migliaia di persone in quella parte del mondo stanno piangendo i loro cari finiti sotto i bombardamenti israeliani, mentre Bibi Netanyahu rimonta nei sondaggi grazie ad una stampa internazionale che quando lo critica gli fa una carezza, mentre prosegue un assurdo conflitto nel cuore dell’Europa alimentato dalla propaganda bellicista delle maggiori testate occidentali, suonano come aria fresca e pulita le parole di Julian Assange al suo primo ritorno pubblico. (Il Fatto Quotidiano)

Con 88 voti a favore, 13 contrari e 20 astensioni, l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa ha ritenuto ieri che il giornalista e fondatore di WikiLeaks Julian Assange sia un prigioniero politico. (Altre Notizie)

Assange è stato liberato alla fine di giugno, dopo aver trascorso quasi un tre lustri nell’ambasciata ecuadoriana a Londra e poi detenuto nel carcere britannico di alta sicurezza di Belmarsh. Secondo il fondatore di WikiLeaks la libertà di espressione e tutto ciò che ne consegue si trovano a “un bivio oscuro”. (L'Opinione delle Libertà)

Assange prigioniero politico, il Consiglio d'Europa accusa Usa e Regno Unito

"Difficile non tracciare una linea tra il governo degli Stati Uniti che attraversa il Rubicone e il freddo clima attuale per la libertà di espressione". Come il generale romano attraversò il fiume cambiando per sempre la storia di quello che poi sarebbe divenuto un impero, così gli Stati Uniti hanno varcato quel confine simbolico che sancirebbe la loro volontà di "criminalizzare a livello internazionale il giornalismo". (EuropaToday)

Eppure, la vicenda personale del fondatore di WikiLeaks, tornato ieri a parlare in pubblico dopo la sua liberazione lo scorso giugno al termine di un lungo calvario giudiziario, è emblematica del pessimo stato di salute in cui versa oggi l’informazione. (LA NOTIZIA)

Il pronunciamento dell'Assemblea parlamentare dell'istituzione internazionale aggiunge un capitolo alle vicende giudiziarie del fondatore di Wikileaks. Quali sono le ragioni dell'accusa (Sky Tg24 )