Nelle ex miniere ci sono terre rare ma sono poche: estrarle non conviene
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L’ultima miniera del Bresciano ha cessato la sua attività quasi un quarto di secolo fa, chiudendo l’ultima pagina su una storia millenaria ingemmata di intraprendenza imprenditoriale e duro lavoro. Nel Novecento erano dodici le miniere attive tra Valtrompia (a Bovegno, Collio e Pezzaze) e Valcamonica (a Cerveno, Pisogne, Capo di Ponte). Dalle viscere della montagna si sono estratte migliaia di tonnellate di fluorite, barite, manganese, argento, siderite (brescia.corriere.it)
Su altre fonti
Purtroppo, da questo punto di vista, noi italiani ci siamo trovati un po' in fuorigioco per diverse ragioni. In particolare siamo in piena transizione ecologica con i marchi che stanno cercando di elettrificare la propria gamma. (Virgilio)
Grazie all’iniziativa del geologo bresciano Umberto Gioia, il sito, ricco di fluorite, tornerà operativo dopo decenni di inattività, segnando la rinascita dell’estrazione mineraria in Italia. La notizia è stata riportata dal Corriere della Sera. (vistanet)
Le cosiddette terre rare, al centro delle trattative fra Ucraina, Russia e Stati Uniti verso un possibile accordo di pace, sono anche in Italia. (ilmessaggero.it)
Si tratta del sito di Silius, a 50 chilometri da Cagliari, al cui interno giacciono ancora oltre 3 milioni di tonnellate di fluorite, minerale preziosissimo visto che è un componente strategico per la transizione ecologica, essendo utilizzata, in combinazione con altri materiali, quale elettrolita nelle batterie agli ioni di litio. (brescia.corriere.it)