Biden resta o no? Perché concentrarci sulle sue mani, pause e lapsus è un pericolo

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Vanity Fair Italia ESTERI

La conferenza, già descritta come il «discorso a più alta pressione della Storia per un presidente», era un test importante per verificare nuovamente le condizioni di salute apparenti del candidato, non si parla d’altro del resto nei talk politici e sui giornali Usa. Arrivava in un momento in cui, secondo Politico, è aumentato sempre più il numero di deputati e senatori democratici che ritiene che Biden debba lasciare la corsa, dal senatore Michael Bennett alla ex speaker della Camera Nancy Pelosi (Vanity Fair Italia)

Ne parlano anche altri giornali

"Bye Biden". Le gaffes del Presidente o la condanna di Trump? (integrale) (La Stampa)

Il giorno dopo la gaffe, incalzato in conferenza stampa sullo scambio di persona tra il Presidente ucraino Zelensky, chiamato “Putin”, il Presidente americano Biden si è giustificato così davanti ai giornalisti, “Stavo parlando di Putin e alla fine ho detto ‘Putin, no, mi dispiace, Zelensky”. (Secolo d'Italia)

Fino a ieri The Donald ha tenuto la bocca cucita e intanto se la rideva. E pur ammettendo che la conferenza stampa del presidente «non è stata un disastro», ha proposto a Joe Biden di sottoporsi insieme a lui a dei test cognitivi, spiegando di averli fatti lui stesso, di routine, e di «essere perfetto». (il Giornale)

Mi ha chiamato suo vicepresidente e, tra l'altro, non l'ha fatto in modo sarcastico. Così l'ex presidente Usa Donald Trump ha commentato la conferenza stampa che Biden ha tenuto al vertice della Nato a Washington e che è stata caratterizzata da gaffe e lapsus (Adnkronos)

Non fosse stata preceduta da dieci giorni ad altissima intensità, sarebbe stata una conferenza stampa come tante altre. Invece, complice la débacle nel dibattito dello scorso 27 giugno, quella di ieri è diventata un evento attesissimo: Joe Biden, da solo e senza gobbo, davanti a microfoni, giornalisti e telecamere se l’è cavata bene, a parte un paio di gaffes. (ISPI)

C’è un film che viene visto quasi come una profezia dagli analisti del Cremlino: Civil War con Kirsten Dunst. Non stupisce che in tanti a Mosca… (la Repubblica)