Biden resta o no? Perché concentrarci sulle sue mani, pause e lapsus è un pericolo

La conferenza, già descritta come il «discorso a più alta pressione della Storia per un presidente», era un test importante per verificare nuovamente le condizioni di salute apparenti del candidato, non si parla d’altro del resto nei talk politici e sui giornali Usa. Arrivava in un momento in cui, secondo Politico, è aumentato sempre più il numero di deputati e senatori democratici che ritiene che Biden debba lasciare la corsa, dal senatore Michael Bennett alla ex speaker della Camera Nancy Pelosi (Vanity Fair Italia)

Ne parlano anche altri giornali

Nella notte tra giovedì e venerdì, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto una conferenza stampa al termine del vertice annuale della NATO a Washington. (La Gazzetta dello Sport)

Il giorno dopo la gaffe, incalzato in conferenza stampa sullo scambio di persona tra il Presidente ucraino Zelensky, chiamato “Putin”, il Presidente americano Biden si è giustificato così davanti ai giornalisti, “Stavo parlando di Putin e alla fine ho detto ‘Putin, no, mi dispiace, Zelensky”. (Secolo d'Italia)

Fino a ieri The Donald ha tenuto la bocca cucita e intanto se la rideva. E pur ammettendo che la conferenza stampa del presidente «non è stata un disastro», ha proposto a Joe Biden di sottoporsi insieme a lui a dei test cognitivi, spiegando di averli fatti lui stesso, di routine, e di «essere perfetto». (il Giornale)

"Risposte militari alle politiche della Nato". Mentre si chiude il vertice dell'Alleanza Atlantica a Washington, la Russia alza i toni e promette vendetta. Il Cremlino non ha gradito le decisioni prese dall'Occidente: dagli F-16 agli euromissili fino ai 40 miliardi in sostegno di Kiev. (La Stampa)

"Ieri sera non è stato eccezionale. ''Non è stata un disastro'' la conferenza stampa di ieri del presidente americano Joe Biden, ''per lui non è finita''. (Adnkronos)

C’è un film che viene visto quasi come una profezia dagli analisti del Cremlino: Civil War con Kirsten Dunst. Conferma la loro speranza che, prima o poi, gli Stati Uniti si disintegreranno e la Russia vincerà la Guerra Fredda del 21° secolo. (la Repubblica)