Georgia, la Corte costituzionale respinge il ricorso dell’opposizione: elezioni valide, certificata la vittoria di Sogno georgiano
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La Corte Costituzionale della Georgia ha respinto il ricorso contro il risultato delle elezioni del 26 ottobre scorso, che avevano segnato una vittoria del partito di governo Sogno Georgiano con il 56% dei suffragi. La decisione è definitiva e non può essere impugnata o rivista. Il ricorso era stato presentato dalla presidente della Repubblica Salome Zurabishvili e da 30 politici dei partiti dell’opposizione europeista, guidata dalla stessa Zurabishvili. (Il Fatto Quotidiano)
Se ne è parlato anche su altre testate
Migliaia di manifestanti a favore dell'adesione della Georgia all'Unione Europea si erano radunati per il quinto giorno consecutivo davanti al Parlamento. (la Repubblica)
I manifestanti accusano il partito di governo di frodi elettorali e di essere filorussi, mentre la Corte Costituzionale ha respinto la richiesta di annullare le elezioni. Le proteste, sempre più violente, sono scoppiate dopo l’annuncio della sospensione dei negoziati per l’adesione all’UE fino al 2028. (ilmessaggero.it)
Sesta notte di proteste in Georgia, dove i filo-europeisti sono scesi in piazza dopo la sospensione dei colloqui di adesione all'Unione europea. Indossando maschere antigas e utilizzando scudi artigianali per deviare i gas lacrimogeni della polizia, migliaia di dimostranti si sono riuniti di nuovo di fronte al Parlamento nella capitale Tbilisi. (Il Sole 24 ORE)
Ieri sera la polizia ha usato la forza contro le migliaia di persone che, per la quinta sera consecutiva, manifestavano davanti al Parlamento georgiano, per chiedere di ripetere il voto del 26 ottobre e la ripresa delle trattative per l’adesione alle Ue che il governo ha deciso di sospendere fino al 2028. (Corriere della Sera)
La Corte costituzionale della Georgia ha rifiutato di invalidare le elezioni legislative vinte alla fine di ottobre dal partito al governo. (Sky Tg24 )
La polizia ha sparato gas lacrimogeni e usato cannoni ad acqua contro le migliaia di manifestanti filoeuropeisti nel contesto di una crisi politica e istituzionale sempre più profonda. A dare nuovo slancio alle proteste è stato l’annuncio del premier Irakli Kobakhidze di accantonare i colloqui di adesione all’UE almeno fino al 2028. (ISPI)