VENEZIA 81 Francesca Comencini, papà Luigi e la magia del cinema

VENEZIA 81 Francesca Comencini, papà Luigi e la magia del cinema
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Un’opera fortemente e teneramente cinefila in cui la vita e l’arte si confondono, in cui il set e la cronaca della giovinezza di Francesca si legano indissolubilmente, mentre prende forma e resta in primo piano la figura dell’autore di “Tutti a casa”, del “Pinocchio” televisivo e di “Incompreso”. «Perché raccontate i fatti vostri nei film?» incalza sul finale Comencini padre (interpretato da Fabrizio Gifuni) ormai anziano quando la figlia ha appena fatto uscire il suo film d’esordio “Pianoforte” (premiato a Venezia nel 1984) in cui raccontava con molti risvolti autobiografici la vita di due tossicodipendenti. (Il Cittadino)

Se ne è parlato anche su altre testate

Francesca Comencini ha voluto intitolare così il toccante film che ha dedicato al suo rapporto con il padre Luigi e che ieri ha presentato fuori concorso alla Mostra tra molti applausi. «Il tempo che ci vuole» per prendere la giusta distanza dal passato, per guarire da una sofferenza, per elaborare un'emozione. (ilmattino.it)

In cui, in sceneggiatura e sullo schermo, i personaggi non hanno nome: solo “padre” e “figlia”. È una lettera d’amore di una figlia verso suo padre, Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini. (Style - Moda Uomo del Corriere della Sera)

«Non capisco perché volete parlare sempre di voi» la rimprovera il padre, Luigi, del quale la presenza attraversa anche un altro film della regista, Le parole di mio padre da Italo Svevo. (il manifesto)

Il tempo che ci vuole, Francesca Comencini racconta con un coraggio da leonessa il rapporto con il padre

«Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui. Ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere, all’importanza che la sua opera e il suo impegno hanno avuto per il nostro cinema, all’importanza che la sua persona ha avuto per me». (La Stampa)

L’incontro con una balena sotto un tendone da circo, le parole scambiate con un padre che ci tratta come adulti anche se siamo bambini. – Raccontare se stessi, mettersi in scena, scavare nella memoria, tirarne fuori i ricordi più dolorosi, i più struggenti. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Mostra di Venezia Francesca Comencini è diventata davvero una regista all’altezza di suo padre, e lo dimostra proprio con Il tempo che ci vuole, scavando a fondo e con efferata spietatezza in quel rapporto per lei così centrale e raccontandolo come se le sue sorelle e sua madre non esistessero. (MYmovies.it)