Crisi diplomatica tra le due Coree
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Negli ultimi giorni, le tensioni tra le due Coree sono esplose nuovamente, in un contesto di scontri e avvertimenti reciproci che durano da mesi. La Corea del Nord, ufficialmente denominata Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC), ha fatto saltare i collegamenti stradali lungo il confine con la Corea del Sud, dichiarando quest'ultima come "Stato ostile". Questa mossa è stata confermata dalla recente modifica costituzionale approvata dall'Assemblea Suprema del Popolo, il parlamento nordcoreano, in linea con l'intenzione del leader Kim Jong-un di abbandonare l'unificazione come obiettivo nazionale.
La Corea del Nord ha accusato la Corea del Sud di una "grave provocazione" in seguito al presunto ritrovamento dei resti di un drone sudcoreano abbattuto, che avrebbe violato la sovranità del paese e lanciato volantini anti-nordcoreani su Pyongyang. Il Ministero della Difesa nordcoreano ha minacciato un "immediato attacco di rappresaglia" in caso di una nuova violazione militare del territorio nordcoreano, definendo tale atto come una "dichiarazione di guerra".
Il presidente nordcoreano Kim Jong-un, durante un'ispezione al quartier generale del Secondo Corpo dell'Esercito Popolare Coreano, ha ribadito che la Corea del Sud è un paese "straniero e apparentemente ostile". Due giorni dopo aver distrutto strade e ferrovie di collegamento con Seul, Kim ha avvertito che sarà usata la forza qualora la sovranità del Nord fosse violata. La tensione tra le due Coree, firmatarie di un armistizio nel 1953 ma formalmente ancora in guerra, è in crescita verticale da circa un anno.
Il 17 ottobre, la Costituzione nordcoreana ha ufficialmente definito la Corea del Sud come uno "Stato ostile", dopo una revisione ampiamente attesa che il quotidiano statale Rodong Sinmun ha definito "inevitabile e legittima".