Aziende in difficoltà escluse dal credito bancario
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Negli ultimi dodici anni, i prestiti alle imprese venete sono drasticamente diminuiti, passando da 100 miliardi a 65 miliardi di euro. Questo calo ha spinto molte aziende, soprattutto medio-piccole, nell'area dell'insolvenza, rendendole soggette a segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d'Italia. Una volta segnalate, queste imprese non possono più accedere a nuovi prestiti, aumentando il rischio di usura.
La situazione è particolarmente critica per artigiani, esercenti, commercianti e piccoli imprenditori, che spesso si trovano in difficoltà non per cattiva gestione, ma per l'impossibilità di riscuotere regolarmente i pagamenti dai propri committenti. Questo fenomeno, che trascina anche loro nel fallimento, è in crescita. Nella provincia di Viterbo, ad esempio, 700 imprese sono a rischio usura, nonostante sia la provincia del Lazio con il minor rischio, collocandosi all'82esimo posto in Italia.
Secondo la Cgia di Mestre, il numero di imprese italiane a rischio usura è aumentato di oltre 2.600 unità rispetto al 2023, raggiungendo quasi 118.000. Questo incremento riguarda principalmente artigiani, esercenti, commercianti e piccoli imprenditori che, scivolati nell'area dell'insolvenza, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d'Italia. Nel riminese, ad esempio, cresce il numero di piccole imprese con sofferenze, contribuendo al quadro generale di difficoltà economica.
La stretta creditizia e l'aumento delle segnalazioni alla Centrale dei Rischi stanno mettendo a dura prova il tessuto imprenditoriale italiano, con un numero crescente di aziende che rischiano di cadere vittime dell'usura.