Pino Arlacchi: Il Myanmar, l'ONU e l'occasione perduta della signora Aung San Suu Kyi
Cosa faranno i militari di nuovo al potere in Myanmar, e come regoleranno i loro rapporti con la signora Aung San Suu Kyi, l’ex icona dei diritti umani, premio Nobel 1991, che governa il paese dal 2010, protagonista della politica birmana da più di un trentennio?
Ma qui intendo parlare di una storia che ho vissuto in Myanmar durante il mio mandato all’ONU, e che ricordo ancora con una certa emozione. (L'AntiDiplomatico)
Se ne è parlato anche su altre testate
Gli interessi dei militari vennero salvaguardati dal patto di alleanza accettato in gran parte già nel 2012 dalla Lega di Suu Kyi, giustificandolo come atto di “riconciliazione nazionale”. Aung San Suu Kyi aveva cercato di farlo capire al mondo. (La Repubblica)
Altri elementi possono avere incentivato una mossa che nasconde pesanti rischi, a partire da sanzioni internazionali già annunciate verso i generali golpisti e una reazione interna che potrebbe svilupparsi nelle prossime ore o giorni con una eventuale repressione. (Avvenire)
A quel lunghissimo confine nordorientale che separa l’ex Birmania da un vicino molto potente e molto ingombrante: la Cina. E l’incontro, il mese scorso, tra il massimo diplomatico cinese, Wang Yi, e il generale golpista Min Aung Hlaing, potrebbe essere stato il punto cardine nel determinare il colpo di Stato. (L'HuffPost)
Il leader democratico del Myanmar, insieme al presidente del Paese e alcuni membri del partito al governo sono stati arrestati nella notte tra domenica e lunedì. (Sputnik Italia)
Si parlò di "primavera birmana", culminata nel trionfo elettorale di Ang San Suu Kyi nel 2015, con lei a capo del governo e scene di giubilo davanti a "mamma Suu" che coronava il sogno di un popolo. Ma condividere il potere con un esercito che mantiene enormi interessi economici, e non intende farsi controllare dal governo civile, ha offuscato la stella di Aung San Suu Kyi (Ticinonline)
Aung San Suu Kyi ha quindi sempre dovuto tenere conto dei generali e anche sul piano internazionale ne aveva difeso l'operato nella campagna contro i Rohingya, considerata a livello internazionale un genocidio. (RSI.ch Informazione)