Rapido 904, memorie di una strage. L’omaggio alle vittime in stazione

Una cerimonia per ricordare le vittime della strage ferroviaria del rapido 904. L’iniziativa si svolgerà domani alla stazione di San Benedetto Val di Sambro, a quarant’anni dall’esplosione del treno che rimase intrappolato a metà della grande galleria dell’Appennino. Lo scoppio della bomba, piazzata nel corridoio della carrozza 9, provocò la morte di sedici persone e il ferimento di altre 267. L’ iniziativa fa parte degli eventi promossi dall’associazione dei familiari delle vittime: nelle stazioni di Napoli Centrale, Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella, Vernio, San Benedetto, Bologna e Milano, nell’ora esatta in cui il treno raggiunse o avrebbe dovuto raggiungere i luoghi dove si svolgeranno le commemorazioni, saranno scanditi i nomi delle persone uccise dalla bomba. (il Resto del Carlino)

Su altri giornali

Chissà come sarebbe, quarant’anni dopo. (La Repubblica)

Fu una strage spaventosa, di impronta terroristico-mafiosa, come avrebbe accertato la magistratura. Il capo di Stato Sergio Mattarella ha ricordato la strage del Rapido 904 a 40 anni dalla tragedia. (ilmattino.it)

Vite distrutte “Distrutta la vita di donne e uomini inermi, che tornavano per le festività nelle loro terre d'origine. (la Repubblica)

Quaranta anni fa la Strage di Natale. Vernio ricorda il dolore e le ombre

L’ordigno fu caricato alla stazione di Santa Maria Novella, in una carrozza di seconda classe. Secondo le indagini della Dda di Firenze fu il primo atto della strategia della tensione di Cosa nostra che anticipò gli attentati a Roma, Firenze (Georgofili) e Milano (LA NAZIONE)

E’ il 23 dicembre 1984: un attentato dinamitardo colpisce, nella Galleria dell'Appennino tra Firenze e Bologna, il treno rapido 904, provocando 16 morti e 267 feriti. (Rai Storia)

Sono, infatti, passati 40 anni da quella notte infernale, quando nella grande galleria dell’Appennino, a pochi chilometri dalla stazione di Vernio, si consumò una strage con 16 vittime e 260 feriti e segnò profondamente anche la comunità della Valbisenzio. (LA NAZIONE)