Il giovedì nero di Meloni: Giorgia ora studia la riscossa

Giorgia Meloni ha perso. Non è la sconfitta in un classico braccio di ferro per una postazione di rilievo ma la defaillance di una strategia politica perseguita metodicamente per quasi due anni e che appena poche settimane fa, dopo il successo del G7, la premier italiana dava per quasi già vinta. Da quando si è insediata a palazzo Chigi, la leader ex sovranista ha scommesso tutto proprio sull’Europa. (Il Dubbio)

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Per un partito, quello guidato oggi da Elly Schlein, abituato a governare senza mai vincere un’elezione può sembrare “bizzarra”, infatti, l’idea di chi applica nella realtà effettuale tutto ciò che ha assicurato in campagna elettorale: la richiesta, reiterata alla luce del responso delle urne, del cambio di approccio e di agenda senza il quale l’Ue è destinata a restare schiacciata nel gioco dei nuovi/vecchi imperi. (Secolo d'Italia)

Forse Giorgia Meloni ha contratto questo malanno alla luce dei positivi risultati elettorali del suo partito e della sua maggioranza che le hanno provocato quel surriscaldamento dell’Ego che è il primo avviso della contrazione della sindrome. (L'HuffPost)

La nuova Ue lo ha fatto capire: sì a Roma ma no secco a Via della Scrofa, perciò la premier ha usato una tattica "collaudata" dall'ex europarlamentare ed efficace ancora oggi (AlessioPorcu.it)

Alessandro Giuli: "Meloni abbandoni la fascisteria, vale solo il 2%"

Breve disamina dei risultati politici della presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo le elezioni europee che a suo dire avrebbero dovuto essere la conferma della sua leadership. Era convinta di poter riapplicare l’antica teoria dei due forni di democristiana memoria, convinta di poter scegliere all’ultimo quale sponda fosse la più conveniente. (left)

Pier Ferdinando Casini, che errore ha fatto la premier? «Interpretare un doppio ruolo, quello di premier italiano e quello di leader dei Conservatori europei, che l’ha fatta muovere con quella sorta di revanscismo da campagna elettorale anche dopo il voto». (Corriere Roma)

"Credo che il fascismo sia stato una tempesta di acciaio, fuoco e fango che, nel dopoguerra, si è condensata in una serie di pozzanghere mai del tutto prosciugate. L’unico modo è farle evaporare alla luce del sole di una forma-partito che proponga un racconto politico alternativo e aggiornato ai tempi". (L'HuffPost)