Liste d’attesa, Schlein: “Da decreto fuffa a ‘zuffa’. Il governo non mette un euro. Aumentano le spese militari? Trovino i soldi per la sanità”

“Il decreto sulle liste d’attesa? Un provvedimento vuoto, un decreto fuffa perché non si può pensare di abbattere le liste d’attesa senza aggiungere un euro a un sistema già sottofinanziato”. Ad attaccare l’esecutivo è la segretaria del Pd Elly Schlein, nel corso di una conferenza stampa al Senato sulla sanità. “Il decreto fuffa è ora diventato un decreto zuffa, perché la maggioranza litiga al proprio interno e con le Regioni. (Il Fatto Quotidiano)

La notizia riportata su altri giornali

Lo spirito è stato quello di trovare un punto di incontro con la Conferenza delle Regioni, per consentire che lo Stato faccia il suo dovere, cioè controlli i flussi di spesa in modo tale che possano determinare risposte per i cittadini, specialmente quando appartengono a una particolare categoria, cioè quella di cittadini fragili che aspettano prestazioni sanitarie”. (Sanità24)

“Sorprende l’atteggiamento dell’opposizione riferito al dibattito sulle liste di attesa. (Civonline)

Non saranno più previste verifiche dirette del ministero della Salute sui servizi sanitari regionali e sulle liste d’attesa, ma i controlli e gli interventi correttivi verranno portati a termine dalle Regioni attraverso il Ruas, responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria. (Il Fatto Quotidiano)

Lo dice all’Ansa Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità in Emilia-Romagna al termine della riunione della Commissione stessa. (AltaRimini)

Prima che inizi l’iter nell’emiciclo del Senato, la segretaria dem Elly Schlein terrà una conferenza stampa in cui dovrebbe annunciare la disponibilità a sostenere l’emendamento. Lega e opposizioni contro il ministero della Salute. (L'HuffPost)

Noi continuiamo a sostenere la nostra proposta. Un decreto che più che accorciare le liste d'attesa serve ad allungare la vita di questo Governo placando le fibrillazioni all'interno della maggioranza. (il Giornale)