Toti si dimette, Liguria al voto. Schlein: «Occasione per noi»

Giovanni Toti, agli arresti domiciliari nella sua villa di Ameglia dallo scorso 7 maggio e accusato di corruzione, si è dimesso da presidente della Regione Liguria. La decisione arriva dopo un braccio di ferro di quasi tre mesi con la procura di Genova. I giudici sostenevano che se fosse rimasto in carica avrebbe potuto reiterare i reati, dunque avevano rigettato ogni istanza di revoca delle misure restrittive. (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altre testate

Lunedì potrebbe essere il giorno giusto per conoscere la data scelta per la Liguria. "La finestra temporale per indire le elezioni - ha detto il presidente ad interim Alessandro Piana - è di 2-3 mesi, oltre non si può andare" a meno che il Governo decreti un election day che porterebbe la Liguria alle urne assieme a Umbria ed Emilia Romagna il 17 e 18 novembre. (Primocanale)

«La politica dovrebbe smetterla di cavalcare le inchieste. Toti in futuro potrebbe essere assolto, ma intanto l’esito delle urne sarà comunque stato stravolto». (ilmessaggero.it)

È la lettera di un detenuto. La lettera di dimissioni scritta a mano, poche righe un po’ sghembe in stampatello, è una deliberata scelta che dice molte cose sullo stato d’animo di Giovanni Toti. (La Stampa)

Ora inizia il secondo tempo

Motivazioni che non convincono l’opposizione che rinfaccia all’ormai ex governatore di avere tenuto ferma la macchina regionale con danni gravi alla funzionalità della macchina il cui incedere non era certo favorito da un presidente chiuso in casa, inseguito dalle accuse di corruzione e di finanziamento illecito, ogni giorno descritto dai quotidiani come socio in affari di personaggi discussi come il ricchissimo imprenditore Aldo Spinelli e l’ex presidente del porto di Genova Paolo E. (L'Eco di Bergamo)

Si infiamma il dibattito politico dopo le dimissioni del presidente della Liguria, Giovanni Toti, con i liguri chiamati alle urne entro i prossimi tre mesi. Sulla questione è intervenuto anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in una lunga intervista alla Stampa. (LAPRESSE)

Il procuratore Nicola Piacente può andare soddisfatto negli spogliatoi alla fine di questo primo tempo. Lo fece anche da procuratore di Como, suo precedente incarico, dopo aver smantellato a colpi di arresti e avvisi di garanzia la giunta in carica per un'inchiesta che nove anni dopo la Cassazione sentenziò essere una clamorosa bufala (tutti assolti per non aver commesso il fatto). (il Giornale)