Pensioni basse, ospedali lontani: un anziano su quattro rinuncia alle cure
Articolo Precedente
Articolo Successivo
“Mi hanno dato appuntamento la mattina presto, ma non ho nessuno che mi accompagna all’ospedale”. “La visita costa troppo, magari prenoto tra qualche mese”. Sono solo alcune delle motivazioni per cui gli anziani rinunciano a curarsi. Parecchi ironizzano: “Appuntamento tra un anno? Chissà se sarò ancora vivo tra un anno”. E lasciano perdere. Non prevengono, non si curano e tirano fino al giorno in cui hanno bisogno di ricoveri d’urgenza e ambulanze a sirene spiegate. (il Giornale)
Su altri media
Il dramma della rinuncia alle cure si amplifica sempre di più. (L'Unione Sarda.it)
E tra coloro che invece riescono a sottoporsi a esami e diagnosi cresce la domanda rivolta alla sanità privata. In Puglia un anziano con una patologia su quattro rinuncia a curarsi per via delle liste d'attesa che sono troppo lunghe, per i costi della sanità o perché ha delle difficoltà nel raggiungere ospedali e cliniche. (quotidianodipuglia.it)
Una di queste riguarda la capacità di garantire tempi di accesso adeguati alla classe di priorità. È il dato più alto tra le regioni del nord Italia. (Cuneodice.it)
Luci e ombre sulle performance di Asl Lecce: tempi rispettati in tutte le prestazione con il codice di priorità B (Breve da effettuarsi entro 10 giorni), ma solo il 38 per cento delle visite cardiologiche con i codici prioritari D e P sono erogate nei tempi previsti (30 giorni per la D e 120 per la P). (La Gazzetta del Mezzogiorno)
“Ritenevo – lamenta il lettore – di essere dentro un’isola abbastanza felice per quanto riguarda la sanità locale. (Il Filo del Mugello)
A rischio anche la salute di 2,1 milioni di famiglie italiane che vivono nell’indigenza. A questo aggiungiamo la carenza cronica di personale sanitario: nel 2026 oltre 11.400 medici di famiglia in meno e le nuove leve non basteranno a rimpiazzarle. (Il Fatto Quotidiano)