Sull’intervento di Orbán a Strasburgo

Sull’intervento di Orbán a Strasburgo
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
il manifesto ESTERI

Le parole di Viktor Orbán a Strasburgo per sottolineare le priorità della presidenza di turno ungherese dell’Ue non sono una sorpresa. I temi che ha trattato fanno parte del suo programma politico e sono stati da lui resi ampiamente noti in questi anni. È nota la sua posizione sulla guerra in Ucraina; essa è tra i motivi di contrasto fra il sistema di potere che rappresenta e Bruxelles. Tra le priorità passate in rassegna al Parlamento europeo dal premier ungherese c’è proprio la richiesta di un cessate il fuoco in Ucraina. (il manifesto)

Ne parlano anche altri giornali

Nel Parlamento europeo convocato in seduta plenaria a Strasburgo per il semestre di presidenza ungherese, il discorso del primo ministro dell'Ungheria, Viktor Orban, ha scaldato gli animi. Poi ha attaccato: «E stiamo effettivamente perdendo in Ucraina e voi vi comportate come se non fosse così. (Italia Oggi)

Al leader Nel corso della trasmissione Tagadà in onda su La7 non deve avere fatto molto piacere la posizione dell'ex presidentente della Camera, comunista doc. (Secolo d'Italia)

L’eurodeputata di Avs aveva accusato Budapest di essere un «regime autoritario».Nuova lezioncina di democrazia da parte di una che di tolleranza nei confronti del prossimo la sa lunga. (La Verità)

Show di Orbán a Strasburgo, anche il Ppe lo contesta. Scontro in aula con Salis

Orbán vuole «cambiare l’Europa» e si propone come «catalizzatore di questo cambiamento», ingiungendo alla Commissione di mantenere la «neutralità» e di limitarsi al suo compito ufficiale di «custode dei Trattati». (il manifesto)

L’elefante ha fatto il suo ingresso nella cristalleria in punta di piedi, stando ben attento a non urtare nulla: «Sono venuto qui per seguire l’esempio di Mario Draghi ed Emmanuel Macron: se non vuole morire, l’Europa deve cambiare». (La Stampa)

A Viktor Orbán. STRASBURGO – Dovevano essere delle comunicazioni, sono diventate un processo. (la Repubblica)