Migranti, sale la protesta: "Vogliamo tutti passare un weekend in Albania!"
BRINDISI – Anche il secondo gruppo di migranti accompagnati dalla Marina Militare in Albania è tornato in Italia. La visita guidata nel centro di Gjader, durata 48 ore, si è conclusa stamattina quando ha fatto ritorno a Brindisi come già successo per i primi dodici entusiasti richiedenti asilo, o almeno è quanto appare dalle primissime recensioni dell’italianissimo centro di permanenza: “Ci voleva dopo una traversata in mare” “ideale per coppie” “nuovo e pulitissimo, ideale per una toccata e fuga”. (Lercio)
La notizia riportata su altri giornali
Un documento sottoscritto da Medici Senza Frontiere, Emergency e altri per denunciare “le istituzioni italiane, a partire dal Ministero della Salute, che hanno sostenuto e reso possibile la realizzazione e attuazione di questo Protocollo” e chiedere a Fnomceo, Fnopi, Ordini degli Psicologi, società scientifiche di ambito medico e a tutte le realtà medico-sanitarie interessate di “prendere formalmente e pubblicamente le distanze da tali pratiche”. (Quotidiano Sanità)
In un articolo pubblicato lunedì, Libero ha citato un documento interno del Ministero dell’Interno italiano in cui si afferma che SOS Mediterranée e altre ONG sabotano il protocollo migratorio Albania-Italia intercettando le imbarcazioni dei migranti prima che raggiungano la Libra, la nave militare italiana designata per il trasporto dei migranti in Albania. (EURACTIV Italia)
Ebbene sì, la tragedia greca di oltre 2.500 anni fa è fortemente attuale se pensiamo a quello che è avvenuto in queste ultime settimane. (Nicola Porro)
Tecnicamente si chiama rimodulazione. Ma dietro l’ordine di ridurre il contingente di forze dell’ordine nei centri di permanenza e rimpatrio di Shengjin e Gjader in Albania c’è un’aria di smobilitazione. (Open)
Ma se i giudici sono di diverso avviso i migranti vengono invece traghettati in Italia, nei centri di trattenimento più vicini: quelli di Bari e di Brindisi. Allora a Bari, stavolta a Brindisi. (La Repubblica)
Con un documento congiunto le ong attive nel soccorso in mare – tra cui Mediterranea, Emergency, Msf – e la Società italiana di medicina delle migrazioni attaccano il protocollo Roma-Tirana su un nuovo fronte: gli esami che dividono chi va dietro le sbarre di Gjader da chi va in accoglienza in Italia. (il manifesto)