Sciopero nazionale metro, bus e tram: rischio caos senza fasce garantite

Sciopero nazionale metro, bus e tram: rischio caos senza fasce garantite
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il Giornale INTERNO

Un venerdì nero per i pendolari che si muovono in bus, tram e metro. A rendere difficile la vita per i viaggiatori è lo sciopero nazionale di 24 ore indetto dai sindacati, con tanto di manifestazione a Roma davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Non subirà alcuna variazione, invece, il traffico sulla rete ferroviaria, con i dipendenti di Trenitalia, Italo e Trenord che non hanno aderito alla protesta. (il Giornale)

Ne parlano anche altri giornali

Venerdì 8 novembre sarà una giornata complicata per chi si muove in bus, tram e metro: le sigle sindacati del trasporto pubblico locale, infatti, hanno indetto uno sciopero nazionale di 24 ore, a cui si aggiunge anche una manifestazione a Roma davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. (Corriere della Sera)

Oggi il trasporto pubblico locale sciopera per 24 ore senza il rispetto delle fasce di garanzia. La nuova mobilitazione nel trasporto pubblico locale, spiegano le organizzazioni sindacali, «si è resa inevitabile dopo aver preso atto che le associazioni datoriali Asstra, Agens e Anav perseverano nel loro atteggiamento di indifferenza». (Italia Oggi)

Sono assicurati – spiegano tutti i principali sindacati del trasporto pubblico che hanno indetto lo sciopero – i … (Il Fatto Quotidiano)

Oggi lo sciopero di bus, tram e metro. Ecco le fasce garantite città per città

Un venerdì che si prevede difficilissimo per chi deve raggiungere Napoli o spostarsi all’interno della città, come nel resto della Campania. Fermi quasi tutti i treni di Metropolitana e Circumvesuviana, pochissimi gli autobus garantiti. (La Repubblica)

E' scattato ad inizio servizio, alle 5.30, lo sciopero nazionale di 24 ore di bus, metro e tram. (Tiscali Notizie)

Le ragioni dello sciopero e le adesioni A proclamare la protesta sono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna «per il rinnovo del contratto nazionale - scaduto il 31 dicembre del 2023 -, per la carenza di risorse, per la mancanza di politiche di programmazione, per la riforma del settore e per la salute e sicurezza sul lavoro». (La Stampa)