Moldova, interferenze russe e vittoria risicata di Sandu

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ESTERI

In un contesto di tensioni geopolitiche e accuse di interferenze senza precedenti, la presidente moldava Maia Sandu ha ottenuto una vittoria risicata nel referendum pro-Ue, nonostante una massiccia operazione di destabilizzazione orchestrata da Mosca. Secondo le stime moldave, circa 100 milioni di euro sarebbero stati investiti dagli emissari di Vladimir Putin per inquinare il voto di domenica, con l'obiettivo di sabotare sia il referendum sull'ingresso della Moldova nell'Unione europea sia la riconferma della presidente uscente.

La campagna elettorale è stata caratterizzata da un clima di forte polarizzazione, con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha annunciato nuovi aiuti per un totale di 1,8 miliardi di euro durante una visita a Chișinău. Tuttavia, nonostante il sostegno internazionale, i risultati iniziali del referendum hanno mostrato un netto vantaggio del "no", evidenziando una profonda divisione all'interno del paese.

La vittoria di Sandu, seppur risicata, rappresenta un importante passo avanti per la Moldova, che si trova al centro di una competizione d'influenza tra Est e Ovest. La presidente, eletta per la prima volta nel 2020 sconfiggendo il filo-russo Igor Dodon, ha dovuto affrontare una campagna elettorale complessa, segnata da accuse di frodi e interferenze. La rinuncia di Dodon a correre nuovamente alle presidenziali del 2024 ha dato a Sandu un chiaro vantaggio, permettendole di avviarsi verso una riconferma al secondo turno.

Nonostante le difficoltà, Sandu ha continuato a promuovere il "sogno europeo" della Moldova, cercando di consolidare il proprio consenso e di associare la propria figura a un futuro europeo per il paese.