L'Ue alla corte di al-Sisi. Che non è più come ai tempi di Regeni, è anche peggio (di G. Acconcia)

La missione di Giorgia Meloni al Cairo ha riportato l’Egitto al centro della politica estera italiana in Nord Africa. Da un lato, il piano Mattei, molto criticato da alcuni governi africani perché motivato da spinte post-coloniali, ha permesso la sigla di accordi con Abdel Fattah al-Sisi, come era avvenuto con Tunisia e Algeria, in tema di istruzione, sanità, agricoltura, energia e infrastrutture. Dall’altra, il tema che motiva sempre più le pressioni europee sul Nord Africa è quello delle migrazioni. (L'HuffPost)

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A quel punto di mani alzate e pietre pronte a volare ne vedremmo ben poche. Probabilmente nessuna. (ilGiornale.it)

Eppure è lì, su quella quota, che la presidente Meloni concentra attenzioni e dichiarazioni: “Questa iniziativa è il modo migliore per far fronte al flusso migratorio: investimenti e assistenza per prevenire l’immigrazione illegale, per aiutare questi Stati a fronteggiare i trafficanti di migranti”. (Il Fatto Quotidiano)

Nel weekend la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è volata al Cairo per siglare un accordo con l’Egitto: c’erano anche Meloni, Mitsotakis e De Croo. L’Unione europea ha siglato un accordo da 7,4 miliardi con l’Egitto su economia, energia, migranti e sicurezza: ma Al Sisi è un partner affidabile? (LifeGate)

Il Presidente Abdel Fattah al-Sisi accoglie con gratitudine questa mano tesa dall’Europa, dopo il precedente supporto degli Emirati Arabi Uniti, del FMI e della Banca Mondiale. L’Egitto si trova di fronte a una serie di difficoltà economiche e geopolitiche, con la sterlina egiziana in caduta libera rispetto al dollaro americano e con le entrate dal canale di Suez minacciate dagli attacchi degli Houthi. (Stranieri in Italia)

Appena il tempo di firmarlo e l’accordo siglato domenica dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi finisce già in un’interrogazione alla Commissione Ue. (Il Manifesto)

Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in Aula al Senato. "Non abbiamo interrotto e non intendiamo interrompere la ricerca della verità sul caso Giulio Regeni" come dimostra il processo che si è avviato e "che il governo segue con molta attenzione e rispetto al quale ci siamo costituiti parte civile". (Tiscali Notizie)