Il confronto tra Putin e Al-Sisi nel contesto geopolitico attuale

Il fascino delle dittature è un fenomeno complesso e talvolta scomodo. La storia ci ha mostrato come le alleanze geopolitiche possano spesso portare a relazioni ambigue con i leader autoritari. Saddam Hussein, Gheddafi, Putin, Assad, Al Sisi, Erdogan: tutti questi nomi evocano immagini di potere assoluto, ma anche di utilità strategica in determinati contesti.

Siamo stati alleati di Saddam Hussein contro l'Iran di Khomeini, di Gheddafi quando era il "guardiano" dell'Africa. Persino Putin e Assad ci sono serviti contro l'Isis. L'egiziano Al Sisi è attualmente considerato un baluardo contro le migrazioni, mentre il turco Erdogan, un sultano con ambizioni neo-ottomane, è membro della Nato. Questi ultimi due, nonostante siano nostri alleati, hanno espresso vivaci congratulazioni a Putin per la sua rielezione, un evento che noi condanniamo per la repressione sistematica e impietosa degli oppositori.

La doppia morale è un vecchio mantra della sinistra italiana, altamente specializzata, soprattutto quando è all'opposizione. È così che Elly Schlein, nelle dichiarazioni di voto sulle comunicazioni della premier in vista del Consiglio Europeo, ha chiesto a Giorgia Meloni di confrontare Al-Sisi con Putin.

"Fermo restando che io sono abbastanza d'accordo sul fatto che si debba parlare con tutti, temo che al collega Provenzano sfugga una piccola differenza tra Al-Sisi e Putin, e cioè che Vladimir Putin ha invaso una nazione vicina. Penso che questo elemento non sfugga, che è la ragione per la quale ovviamente cerchiamo di dare una mano all’Ucraina". Queste sono state le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle repliche a Montecitorio dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e del 21 marzo a Bruxelles.

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