Liceo Made in Italy, nelle Marche 8 sì. Due in provincia di Pesaro e Urbino. Cosa cambia negli istituti Les
Di ANDREA BOCCHINI URBINO – Sono otto gli istituti scolastici marchigiani che hanno fatto domanda per la nuova offerta formativa, voluta dal governo di centrodestra, del liceo del Made in Italy. In diciannove, tra licei ed istituti paritari, nella Regione potevano presentare domanda prima della scadenza fissata a ieri, 18 gennaio. E tra gli otto, che hanno espresso l’intenzione di attivare il nuovo curriculum, quelli finora sentiti dal Ducato (e confermati) sono il Liceo Laurana Baldi di Urbino, il Liceo Mamiani di Pesaro, il Liceo Matteo Ricci di Macerata, l’Istituto paritario Loviss di Fermo e il Liceo Francesco Stabili di Ascoli Piceno (Il Ducato)
Se ne è parlato anche su altri media
A inviarla il Comitato Salviamo il Les, oltre 7mila firme alle spalle, per salvaguardare l’esperienza di questo indirizzo liceale avviato dieci anni fa e molto richiesto. (La Repubblica)
La procedura, rigorosamente online, riguarda tutte le classi prime delle scuole statali primarie e secondarie di I e II grado, i percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli Istituti professionali e dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni e le scuole paritarie che, su base volontaria, hanno aderito al servizio. (Frosinone News)
Prima il flop poi il pressing, da parte del Ministero, per attivare il liceo del Made in Italy, con la proroga fino al 18 gennaio per poter far partire il nuovo corso di studi. (La Repubblica)
Fra tempistiche ristrette e programmi non perfettamente definiti (soprattutto per il triennio), il nuovo corso di studi voluto dal governo nei licei delle scienze umane ha riscontrato scarsissimo appeal anche a Firenze e nel resto della Toscana. (La Repubblica Firenze.it)
Si è tenuta nell’Aula Magna della Scuola Superiore Universitaria per Mediatori Linguistici di Lamezia Terme la Lectio Magistralis “I nuovi scenari geopolitici per l’Italia nel Mediterraneo” del senatore Pier Ferdinando Casini. (Corriere di Lamezia)
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