Autonomia, bocciata la mozione: le opposizioni mostrano il tricolore e intonano l'inno di Mameli
Bagarre in aula alla Camera, dopo il voto con cui è stata bocciata la mozione unitaria delle opposizioni sull'Autonomia differenziata. Dai banchi delle opposizioni, i deputati hanno mostrato il tricolore e cantato l'inno di Mameli. La mozione, respinta con 155 no, 124 sì e due astenuti, è stata presentata dopo della bocciatura della legge Calderoli da parte della Corte Costituzionale. Si chiedeva al governo di interrompere immediatamente le intese in fase di negoziazione con le regioni sulle 'materie non Lep' e di sciogliere il Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. (Corriere TV)
La notizia riportata su altri media
Calderoli ha dichiarato infatti che la sua legge «ha 11 articoli e 45 commi, sono state presentate un centinaio di eccezioni su 43 commi e ne hanno accettate 7. Si può dire che la partita è finita 45 a 7». (il manifesto)
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha risposto all'intervista rilasciata ieri dal ministro Calderoli dopo la pronuncia della Consulta. Parole quelle del titolare del dicastero che hanno sottolineato la volontà sua di modificare quanto è stato bocciato per poi andare avanti ma ad una condizione: la sinistra deve smettere di rompere gli 'zebedei'. (la Repubblica)
Noi non abbiamo ancora la sentenza e quindi non conosciamo le motivazioni, però è evidente che voi state facendo finta di nulla, state fischiettando". Roma, 19 nov. (Tiscali Notizie)
Come se nulla fosse. La maggioranza tira dritto sull’Autonomia dopo la sentenza della Consulta che ha smontato gran parte della riforma. (LA NOTIZIA)
I promotori della mozione, subito dopo il voto, hanno cantato l’inno d’Italia mentre sventolavano le bandiere tricolori. Il vicepresidente di turno Giorgio Mulè è stato costretto a chiedere agli assistenti di "piegare dolcemente le bandiera rispettandone la sacralità" . (il Giornale)
Il crollo del Carroccio nelle due ultime elezioni regionali spinge ancora di più il partito di Matteo Salvini a rinchiudersi nelle regioni del Nord: quelle che con i loro referendum consultivi del 2017 hanno spinto maggiormente per trasferire fondi dallo Stato nelle casse locali. (Corriere della Sera)