Dietro il licenziamento di Emanuela Maccarani: accuse, proteste e un nuovo corso per la ginnastica ritmica
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La Federginnastica ha posto fine, con un voto unanime, all’era di Emanuela Maccarani alla guida della Nazionale di ginnastica ritmica. Una decisione che, sebbene attesa dopo le accuse emerse nel 2022, ha scatenato reazioni contrastanti, soprattutto tra le atlete che oggi vestono il blue delle cosiddette “Farfalle”. Il presidente Andrea Facci, insediatosi da poco, ha annunciato l’allontanamento della direttrice tecnica, rinviata a giudizio per presunti maltrattamenti durante gli anni in cui guidava l’Accademia di Desio, dove molte ginnaste – tra cui Anna Basta e Nina Corradini – si sono formate.
Proprio le ex atlete, oggi adulte, hanno denunciato un clima di pressione psicologica e metodi durissimi, raccontando di aver subito, da adolescenti, umiliazioni e vessazioni. Se la federazione ha agito in nome di una “tutela del benessere”, le attuali componenti della squadra hanno reagito con sconcerto, come dimostrano le storie Instagram di Martina Centofanti, che ha criticato la mancanza di dialogo con i vertici. «Ci hanno tolto la nostra allenatrice», ha scritto, lasciando trasparire un legame ancora forte con Maccarani, nonostante le ombre sul suo passato.
La situazione, come ha ammesso lo stesso Facci, è “delicata”. L’incontro tra il neopresidente e le atlete a Desio, avvenuto poco dopo la decisione federale, ha messo in luce lo spaesamento di chi si ritrova senza un punto di riferimento tecnico a pochi mesi dalle competizioni internazionali. Ma il cambiamento, ormai, è in atto: con Facci, la federazione ha eletto due nuovi vicepresidenti, Franco Mantero e Fabrizia D’Ottavio – quest’ultima prima donna a ricoprire il ruolo – segnando una discontinuità con il passato.