De Pasquale e Spadaro condannati a Brescia: «Prove oscurate dai pm per un preciso calcolo di non indebolire l'accusa»
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E’ «sulla base di un ben preciso calcolo, quello di omettere produzioni che avrebbero (ulteriormente) indebolito l'accusa», che nel gennaio-marzo 2021 l’allora procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, e il pm Sergio Spadaro che con lui istruiva il processo milanese sulla corruzione internazionale imputata a Eni in Nigeria, operarono «l'oscuramento delle prove raccolte» dal collega Paolo Storari sull’inattendibilità dell’imputato-accusatore di Eni Vincenzo Armanna: cioè «non si sono limitati ad eseguire una cernita di elementi probatori sulla base di una visione monocromatica o "tunnellizzata" del materiale a disposizione, ma hanno compiuto una selezione ragionata dei soli tasselli in grado di arricchire il mosaico accusatorio, con esclusione delle tessere dimostrative di segno contrario». (Corriere Milano)
Su altre fonti
Sono le parole con cui il presidente della prima sezione penale del tribunale di Brescia, Roberto Spanò, motiva la condanna a 8 mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione) dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio … (La Repubblica)
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“Gli imputati hanno deliberatamente taciuto l’esistenza di risultanze investigative in palese e oggettivo conflitto” con la loro ricostruzione accusatoria, spesa “in dibattimento (e nella requisitoria) a dispetto delle pressanti esortazioni ricevute da un soggetto specificamente qualificato, ossia un magistrato in servizio presso il medesimo ufficio di Procura, preoccupato per il vulnus arrecato dalle condotte omissive al corretto sviluppo del processo Eni-Nigeria“. (Il Fatto Quotidiano)
I giudici del tribunale di Brescia, nelle 136 pagine di motivazioni, hanno spiegato perché Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, ex e attuale pm, sono stati condannati a 8 mesi per rifiuto di atti d’ufficio. (Il Dubbio)
Nel processo Eni, l'ex procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, Fabio De Pasquale, selezionò "chirurgicamente" gli elementi utili alla sua tesi e scartò quelli che potevano aiutare gli imputati a dimostrare la loro innocenza (il Giornale)
I pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro «non si sono limitati ad eseguire una cernita di elementi probatori sulla base di una visione monocromatica - o "tunnellizzata" - del materiale a disposizione», emersi dall’indagine parallela sul cosiddetto “Complotto Eni”, «ma hanno compiuto una selezione ragionata dei soli tasselli in grado di arricchire il mosaico accusatorio, con esclusione del… (La Stampa)