Eni-Nigeria, condannati i pm De Pasquale e Spadaro
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I pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro «non si sono limitati ad eseguire una cernita di elementi probatori sulla base di una visione monocromatica - o "tunnellizzata" - del materiale a disposizione», emersi dall’indagine parallela sul cosiddetto “Complotto Eni”, «ma hanno compiuto una selezione ragionata dei soli tasselli in grado di arricchire il mosaico accusatorio, con esclusione del… (La Stampa)
La notizia riportata su altri media
Ti sei mai chiesto cosa succede quando due giganti del settore oil & gas uniscono le forze? L’accordo tra Eni, il colosso italiano dal simbolo inconfondibile del cane a sei zampe, e Ithaca Energy, operatore chiave del Mare del Nord, rappresenta uno di quei momenti in cui i numeri e le strategie finanziarie raccontano molto più di semplici risultati economici. (Proiezioni di Borsa)
Secondo il tribunale, Vincenzo Armanna, ex dirigente Eni e grande accusatore, avrebbe chiesto la restituzione di una somma pagata al testimone nigeriano Timy Aya. Il caso ruota attorno al processo Eni-Nigeria sulla maxitangente da un miliardo di dollari legata al giacimento petrolifero Opl 245. (Il Dubbio)
Nel processo Eni, l'ex procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, Fabio De Pasquale, selezionò "chirurgicamente" gli elementi utili alla sua tesi e scartò quelli che potevano aiutare gli imputati a dimostrare la loro innocenza (il Giornale)
E’ «sulla base di un ben preciso calcolo, quello di omettere produzioni che avrebbero (ulteriormente) indebolito l'accusa», che nel gennaio-marzo 2021 l’allora procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale, e il pm Sergio Spadaro che con lui istruiva il processo milanese sulla corruzione internazionale imputata a Eni in Nigeria, operarono «l'oscuramento delle prove raccolte» dal collega Paolo Storari sull’inattendibilità dell’imputato-accusatore di Eni Vincenzo Armanna: cioè «non si sono limitati ad eseguire una cernita di elementi probatori sulla base di una visione monocromatica o "tunnellizzata" del materiale a disposizione, ma hanno compiuto una selezione ragionata dei soli tasselli in grado di arricchire il mosaico accusatorio, con esclusione delle tessere dimostrative di segno contrario». (Corriere Milano)
“Gli imputati hanno deliberatamente taciuto l’esistenza di risultanze investigative in palese e oggettivo conflitto” con la loro ricostruzione accusatoria, spesa “in dibattimento (e nella requisitoria) a dispetto delle pressanti esortazioni ricevute da un soggetto specificamente qualificato, ossia un magistrato in servizio presso il medesimo ufficio di Procura, preoccupato per il vulnus arrecato dalle condotte omissive al corretto sviluppo del processo Eni-Nigeria“. (Il Fatto Quotidiano)
Leggi tutta la notizia "Hanno utilizzato solo ciò che poteva giovare alla propria tesi, tralasciando chirurgicamente i dati nocivi che pure erano stati portati alla loro attenzione dal dottor Storari". (Virgilio)