Dalla linea dura alla “tregua a tutti i costi”: le voci degli ucraini. ‘Partito della pace’ al 52% in 2 anni

Gli appelli alla mobilitazione e all'unità nazionale non bastano più: gli ucraini che vogliono trattare quanto prima la fine della guerra sono aumentati del 30% La pace tarda, le bombe no. Lo sanno gli ucraini, entrati nel quarto anno di guerra con un bilancio alquanto tragico: circa un terzo della popolazione, 12 milioni di persone, richiede assistenza umanitaria, secondo le Nazioni Unite. Secondo fonti governative il Paese registra 3,4 milioni di sfollati interni e i morti, si sa, hanno superato la soglia del milione unendo entrambe le fazioni. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altre fonti

Gentile Direttore, “è scoppiata la pace” mi verrebbe voglia di dire, se non fosse che questa locuzione molto invocata, tanto abusata strumentalmente, poco attuata in pratica, oggi è tanto lontana, quanto illusoria. (ROMA on line)

L’autore, Alan J. Kuperman, in un articolo apparso il 18 marzo su The Hill, cerca di fare un po’ di chiarezza sulla disinformazione che per dieci anni il grande pubblico ha subito riguardo all’Ucraina. (Farodiroma)

Sono passati appena due mesi dall’insediamento di Donald Trump e, dopo un primo momento in cui la critica al tycoon ha seguito la strada della fallimentare campagna elettorale per le presidenziali, ora cominciano ad apparire ragionamenti meno fissati al passato. (Contropiano)

L’Ucraina e il nodo del mantenimento della pace

TREGUA PARZIALE IN UCRAINA di Orietta Moscatelli (Limes)

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Questa è una delle questioni fondamentali sulle quali dovrà essere costruita l’eventuale intesa, a sua volta base della nuova architettura di sicurezza europea e internazionale: non si tratta unicamente del fattore militare e dei rapporti bilaterali tra Ucraina e Russia, tra i nuovi confini e il loro monitoraggio da parte di forze di peacekeeping, come accaduto tra il 2014 e il 2022 durante la prima guerra nel Donbass, ma della costruzione di un sistema politico di accordi e garanzie che possa resistere a nuove scosse che potrebbero essere peggiori di quelle già arrivate. (RSI Radiotelevisione svizzera)