Ursula von der Leyen eletta, l'editoriale del direttore Roberto Napoletano: il cortile italiano e l'Europa da cambiare

Nel dibattito vuoto della pubblica opinione italiana a fine giornata conterà solo chi è dentro o fuori la maggioranza parlamentare che ha votato il rinnovo dell'incarico di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. Confondere l'esito di questo voto, gli schieramenti e i nuovi organigrammi sarà un tutt'uno in quello che è il racconto deleterio del retroscenismo politico italiano che applica i suoi canoni anche agli avvenimenti europei e riesce così, pure fuori casa, a nascondere sistematicamente la scena. (ilmattino.it)

Su altre fonti

Ursula II. La presidente della Commissione europea rimarrà al suo posto per altri cinque anni. Il Parlamento europeo ha confermato la scelta fatta dai leader Ue nel Consiglio europeo del 27 giugno conferendole 401 sì, ben al di sopra delle aspettative. (LAPRESSE)

Indecisi fino all’ultima parola di quelle che saranno le linee guida della nuova Commissione Ue, alla fine i Fratelli eurodeputati si sono espressi contro, obbedendo all’ordine di scuderia arrivato da Roma. (il manifesto)

Quindi (soprattutto) capace di allargare in maniera ecumenica il paniere di gradimenti, come dimostra l'ultima chiama, prima del voto, su green deal e migranti. Non solo è la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente della Commissione europea, ma è anche la prima in assoluto a raddoppiare, dopo essere succeduta a Jean-Claude Juncker nel 2019. (il Giornale)

Von der Leyen-bis, i costi del no dell’Italia: strada in salita per proroga Pnrr e deficit

Nessuno però avrebbe potuto immaginare il grottesco balletto del principale partito di maggioranza italiana intorno alla sua candidatura: alle 13 di ieri, quando sono iniziate le operazioni di voto a Strasburgo, Giorgia … (Il Fatto Quotidiano)

Il commissario europeo Gentiloni, piddino, se ne esce con una frase che suona come una provocazione feroce: “Ursula von der Leyen merita la riconferma per come ha gestito la pandemia”. Il gioco dei messaggi, dei rimandi, è esemplare: tutti a rimorchio del potere resiliente, sconfessato alle elezioni ma non disposto a farsi da parte perché sostenuto dalla finanza truffaldina dei filantropi carnivori, i Gates, i Soros. (Il Giornale d'Italia)

Antonio Tajani - il no dei gruppi di Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla conferma di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea non avrebbe precedenti. (La Stampa)