Governo verso lo stop agli aumenti dei ministri
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Il governo italiano, dopo giorni di polemiche e critiche, ha deciso di ritirare l'emendamento che prevedeva l'aumento degli stipendi per i ministri non parlamentari. La decisione è stata presa in seguito alle pressioni interne alla maggioranza e alle proteste delle opposizioni, che hanno definito la misura impopolare e inopportuna, soprattutto in un periodo di crisi economica e inflazione galoppante.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è stato uno dei principali artefici di questo dietrofront, chiedendo esplicitamente il ritiro dell'emendamento per evitare ulteriori danni d'immagine al governo. La proposta, presentata dai relatori della legge di bilancio, prevedeva un aumento fino a oltre 7 mila euro al mese per i ministri, vice-ministri e sottosegretari tecnici, equiparandoli alle indennità percepite dai ministri parlamentari.
La Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, dove il testo è ancora in esame, ha iniziato a votare a oltranza gli emendamenti, ma i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente. L'obiettivo del governo rimane quello di chiudere la manovra prima di Natale, evitando così il rischio di dover lavorare durante le festività.
La decisione di ritirare l'aumento degli stipendi è stata accolta con sollievo da molti parlamentari, che temevano ripercussioni negative sull'opinione pubblica.