Parkinson, un esame del sangue potrebbe predire lo sviluppo della malattia sette anni prima dei sintomi

Parkinson, un esame del sangue potrebbe predire lo sviluppo della malattia sette anni prima dei sintomi
Corriere della Sera SALUTE

Uno studio a guida anglo-tedesca delle università UCL di Londra e di quella di Goettingen pubblicato su Nature Communication dice una parola importante in merito alle discussioni che mettevano in dubbio la forza predittiva nei confronti della malattia di Parkinson dei cosiddetti «disturbi del comportamento durante il sonno REM» (RBD) risultata in alcuni studi pari addirittura al 97 per cento. RBD, REM behavior disorder, è un disturbo del comportamento durante il sonno REM, la fase in cui si sogna. (Corriere della Sera)

La notizia riportata su altri giornali

Mediante l’impiego di modelli di apprendimento automatico, gli esperti sarebbero riusciti a individuare alcune spie della presenza della malattia nel sangue. Anticipare di sette anni la diagnosi del Parkinson e provare a batterlo sul tempo. (Adnkronos)

Un test del sangue potrebbe in futuro aiutare i medici a diagnosticare il Parkinson ben sette anni prima che si manifestino i sintomi. (Il Fatto Quotidiano)

Il test, spiegano gli esperti nello studio pubblicato su ‘Nature Communications’, utilizza l’intelligenza artificiale per prevedere precocemente la patologia neurodegenerativa che colpisce attualmente quasi 10 milioni di persone in tutto il mondo ed è fra le malattie neurodegenerative in più rapida crescita. (TuttOggi)

Parkinson e Sla, verso la diagnosi con un test del sangue

Da una sola goccia di sangue si può predire se una persona sarà affetta dal morbo di Parkinson ben sette anni prima della comparsa dei classici sintomi motori della malattia, come il tremolio degli arti a riposo e la difficoltà nell’iniziare e coordinare i movimenti. (la Repubblica)

Predire la malattia di Parkinson sette anni prima dell’insorgenza dei sintomi grazie a un test del sangue poco invasivo e l’intelligenza artificiale. (AboutPharma)

Nonostante sia ancora lontano l'impiego nella pratica medica , questo approccio apre la strada a diagnosi precise e precoci, che permetterebbero, a loro volta, la somministrazione delle terapie più efficaci e di una prevenzione utile a rallentare la progressione della malattia. (L'Eco di Bergamo)