Dantedì e calcio: quando Garlando rilegge Dante attraverso il pallone
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PAVIA. Se Dante Alighieri avesse scritto oggi la Divina Commedia, forse avrebbe scelto un campo da calcio come metafora del suo viaggio ultraterreno. È questa l’idea alla base di "Nel mezzo del pallon di nostra vita", il libro di Luigi Garlando, giornalista di La Gazzetta dello Sport, che martedì 25 marzo – in occasione del Dantedì – sarà protagonista di un incontro alla libreria Ubik di Pavia. Dialogherà con lui lo scrittore Gino Cervi, in un confronto che unisce letteratura e sport, due mondi solo apparentemente distanti.
La data non è casuale: secondo la tradizione, il 25 marzo del 1300 Dante iniziò il suo viaggio nell’aldilà, entrando in quella "selva oscura" che avrebbe segnato l’inizio della Commedia. Dal 2020, su proposta dell’ex ministro Dario Franceschini, questa giornata è diventata il Dantedì, una celebrazione nazionale dedicata al Sommo Poeta. E se nel poema dantesco i riferimenti allo sport – dalla lotta agli scacchi – sono numerosi, Garlando ha scelto di rileggerli attraverso la lente del calcio, dimostrando come certi temi, pur nati sette secoli fa, conservino un’attualità sorprendente.
L’evento pavese non è solo un omaggio a Dante, ma anche un modo per esplorare come lo sport, e in particolare il calcio, possa diventare una chiave di lettura della società. Senza scadere nella retorica, Garlando evita parallelismi facili, preferendo un’analisi che, pur partendo dal gioco, arriva a toccare questioni più ampie. Del resto, già nella Commedia l’agonismo, la competizione e la caduta – temi centrali nello sport – trovano spazio, sia pure in forme diverse.