Vance a Roma tra proteste e vertici: strade blindate e dialoghi a Palazzo Chigi
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Le sirene delle auto della scorta hanno squarciato l’aria romana, mentre i vigili, tra fischi e gesti concitati, cercavano di arginare il caosche si è scatenato nel traffico già congestionato dalle festività pasquali. Blocchi improvvisi, deviazioni e code interminabili hanno trasformato il venerdì di molti romani in un incubo, con automobilisti esasperati che non hanno risparmiato insulti né clacsonate a ripetizione. La causa? La visita del vicepresidente americano James David Vance, che per tre giorni ha attraversato la città tra impegni istituzionali e tour privati, lasciando dietro di sé una scia di disagi e proteste.
Non è stata solo una questione di viabilità, però. L’arrivo di Vance – definito in passato con toni poco lusinghieri come un «buzzurro» dell’America rurale, ma anche come una figura rigida e ambiziosa – ha coinciso con un momento politicamente delicato. A poche ore dall’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump alla Casa Bianca, il vicepresidente ha scelto Roma per ribadire le priorità comuni: difesa, investimenti e energia, con un occhio particolare al gas e ai negoziati commerciali tra Usa e Ue. «Aggiornerò la presidente in privato», ha anticipato ai giornalisti, riferendosi alle trattative con la Russia per chiudere il conflitto in Ucraina, senza però svelare dettagli che potessero far trapelare frizioni.
L’incontro a Palazzo Chigi, cui hanno partecipato anche Tajani e Salvini, è stato ammantato da un’atmosfera di apparente sintonia, tanto che il vicepremier italiano ha omaggiato l’ospite con un pacco di mozzarelle, strizzando l’occhio alla sua passione per la cucina locale. Ma al di là dei gesti cordiali, resta da capire quanto queste convergenze si tradurranno in azioni concrete, soprattutto su temi spinosi come i dazi o la posizione europea sulla guerra.