Le «zecche rosse», «L’inverno trumpiano sta arrivando»

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INTERNO

Chissà se Matteo Salvini e Ignazio La Russa sanno che a Bologna il primo a regolarizzare un centro sociale autogestito fu Giorgio Guazzaloca. Con il pragmatismo del commerciante, il primo (e al momento unico) sindaco di centrodestra della città nella storia repubblicana riconobbe il valore del Teatro polivalente occupato. Si era nell’agosto 2000. Mentre i centri sociali prendevano la rincorsa verso i movimenti globali che sarebbero confluiti al G8 di Genova, venne sgomberato l’ex teatro di scenografia dell’Accademia.

A distanza di tre giorni dalla manifestazione di Casapound davanti alla Stazione di Bologna, la destra continua a rafforzare la sua narrazione con verità alternative che travalicano la scadenza elettorale di domenica prossima. L’obiettivo della campagna contro i cortei antifascisti non è quello di vincere la contesa regionale, data per persa, quanto quello di portare a casa il ddl Sicurezza e di rafforzare la vocazione trumpiana della maggioranza, finora delegata solo a Salvini.

Ogni volta che la vita politica è turbata da una manifestazione di CasaPound e fascisteria associata, trasecolo alla fragilità e all’inconsapevolezza della democrazia. Non perché sia di una democrazia fragile e inconsapevole il consentire la piazza ai fascisti ma, al contrario, perché è della democrazia fragile e inconsapevole esserne terrorizzati e volerla proibire. Se le migliori forze democratiche traducono in modi appena più accettabili gli istinti dei centri sociali, che si contrappongono al fascismo a randellate, qualcosa non sta più funzionando.

Michele De Pascale, classe 1985, sindaco di Ravenna, è il candidato del centrosinistra largo alle regionali dell’Emilia-Romagna del 17 e 18 novembre. La manifestazione fascista di sabato scorso a Bologna ha scatenato uno scontro tra il Comune e il governo. Quel corteo è stata una provocazione? Non lo so e non credo sia dimostrabile.