Astenuti, la politica dell’io vince sul noi: così la società muore
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E siamo ancora qua, è successo anche questa volta: dopo un turno elettorale in cui l’astensione è stata il primo partito, i politici hanno liquidato la fuga dalle urne come una questione su cui “riflettere”. Dell’astensione parlano sempre più volentieri gli sconfitti, così possono spostare l’attenzione dal risultato, ma ne parlano con tanta convinzione quanto … (Il Fatto Quotidiano)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Ritrarsi, rispondere, come Bartleby lo scrivano di Melville, «Preferirei di no» anche al minimo impegno di apporre una croce su una scheda, è il segno del drammatico sfilacciarsi di un legame che è essenziale. (Corriere della Sera)
La vera sensazione che esce da queste elezioni regionali è che i due partiti principali si stanno mangiando gli alleati (Quotidiano di Sicilia)
In Emilia-Romagna il crollo dei votanti è stato del 21,3% (dal 66,7%), contro il 12,4% dell’Umbria (dal 64,7%). Certo, si temeva l’astensionismo soprattutto a causa del segno lasciato dalle alluvioni in Emilia-Romagna, ma non lo si immaginava così drammatico (left)
Si temeva che l’astensione avrebbe avuto un peso notevole, tanto che il candidato dem Michele de Pascale aveva sperato in un 50% … BOLOGNA – Di fatto è il partito maggioritario in regione. (La Repubblica)
Ma la differenza di fondo rispetto alla stagione dell’esordio del Pd nel lontano 2007 è che questa volta la “vocazione maggioritaria” l’hanno decisa gli elettori e non il vertice del partito. E, come ci dicono gli stessi sondaggisti, è ritornata la cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Pd di veltroniana memoria. (L'HuffPost)
Quando si passa sotto il 50% in una situazione come quella italiana, vuol dire che si tocca qualcosa di più profondo del semplice atteggiamento di sfiducia politica. È un senso di crescente impotenza di fronte ai grandi drammi, con le guerre che continuano e con l’assoluta inadeguatezza dei governi europei ad affrontare queste tragedie”. (Il Fatto Quotidiano)