Tulsi Gabbard, chi è l'ex deputata democratica che Trump ha messo a capo dell'intelligence (nonostante le polemiche)

A capo della National Intelligence e delle 18 agenzie che supervisiona Donald Trump ha chiamato Tulsi Gabbard, per otto anni deputata delle Hawaii, che nel 2020 si era candidata alle primarie democratiche come scelta pacifista prima di lasciare il partito e sostenere quest'anno il candidato repubblicano. Se confermata dal Senato, per il futuro presidente — che ha aiutato nella preparazione al dibattito con Kamala Harris — avrà ora il compito di preparare ogni giorno il briefing di intelligence mattutino, che tuttavia Trump raramente legge. (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altre testate

Le scelte di Donald Trump continuano a far discutere: dopo aver indicato come ministro della Difesa americano un ospite fisso di Fox News senza nessuna esperienza amministrativa e grande teorico del repulisti dentro la Difesa contro i generali “woke”, adesso ha scelto come direttrice della National Intelligence – l’ufficio attualmente coperto da Avril Haines, che supervisiona 18 agenzie di spiona… (La Stampa)

Sognava di guidare il Pentagono, ma alla fine Donald Trump le ha trovato un posto di grande rilievo: la direzione dell’Intelligence americana. Tulsi Gabbard, 43 anni, riservista dell’esercito, ex rappresentante Democratica per le Hawaii, ha visto premiata la sua scelta di lasciare il proprio partito per diventare sostenitrice del tycoon. (la Repubblica)

Anche perché gli annunci sono stati fatti poche ore dopo che i senatori hanno scelto come prossimo leader della maggioranza il moderato John Thune, contro il quale negli ultimi giorni si erano scatenati gli attacchi del Maga, Elon Musk in testa, che bocciavano il senatore del South Dakota come rappresentante dell'establishment e davano il loro appoggio a Rick Scott, che ha raccolto però i sostegni di appena 13 senatori. (Adnkronos)

La squadra per la vendetta. Trump, i lealisti e il test sulla sottomissione repubblicana (di G. Belardelli)

Ha aspettato la fine per assegnare il ruolo per lui più significativo e per far capire a tutti, democratici e repubblicani, che la sua presa sul governo americano sarà totale, aggressiva, incurante di forme e tradizioni. (Il Fatto Quotidiano)

«Meglio le scarpe da clown», ha commentato qualcuno in un post sulle ultime nomine di Trump, «che gli stivali da gerarca». Ma ad oggi la rosa di nomi che vanno completando l’organico del prossimo governo Trump sembrano corrispondere un po’ ad entrambe le categorie. (il manifesto)

Le sue scelte per alcune delle più alte cariche del governo dimostrano che faceva sul serio. Durante la campagna elettorale, Donald Trump ha giurato più volte vendetta. (L'HuffPost)