Il Br confessa in aula: "C'ero anch'io"

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Io c'ero. Dice proprio così Lauro Azzolini: «Io c'ero alla Cascina Spiotta». E la storia ritorna in cronaca. Un mistero, uno dei tanti degli anni di piombo, è finalmente risolto. Era lui il brigatista che una mattina di giugno di cinquant'anni fa scappó nel bosco dopo la drammatica sparatoria in cui morirono Mara Cagol, moglie di Renato Curcio, e un carabiniere. Da tempo ormai il cold case, incredibilmente dimenticato per decenni, era stato riaperto ma nessuno immaginava un finale del genere (il Giornale)

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Di Alessandra Codeluppi Ha aperto una breccia non solo nel processo, ma anche nella storia, dopo mezzo secolo. Lauro Azzolini, 82 anni, ex membro delle Brigate rosse, ha rivelato lunedì nel processo di Alessandria una circostanza inedita: "Io c’ero, quel giorno di 50 anni fa alla Cascina Spiotta. (il Resto del Carlino)

Ora però dica tutto anche sul suo ruolo come membro del comitato esecutivo durante il sequestro Moro e soprattutto dove si tenevano le riunioni, chi era il padrone di casa, chi vi partecipava, chi batteva a macchina i comunicati e dove era la prigione di Moro". (Gazzetta di Parma)

Accusato assieme agli ex capi storici delle Brigate Rosse, Mario Moretti e Renato Curcio, Azzolini ha ripercorso gli istanti drammatici di quel 5 giugno 1975, in un racconto che ha rievocato un passato segnato dalla lotta armata e dalla violenza politica. (Fanpage.it)

La Juventus sta vivendo un momento delicato e gli occhi sono tutti puntati sì sulla squadra, ma soprattutto sulle mosse di Thiago Motta che al momento sembra (SpazioJ)

Ora però dica tutto anche sul suo ruolo come membro del comitato esecutivo durante il sequestro Moro e soprattutto dove si tenevano le riunioni, chi era il padrone di casa, chi vi partecipava, chi batteva a macchina i comunicati e dove era la prigione di Moro". (Espansione TV)

La verità è un concetto scivoloso. Sugli anni del terrorismo e della lotta armata, nonostante i decenni inesorabilmente passati, il dibattito storiografico avviene per lo più all’interno delle aule di tribunale, dove la ricerca della verità è subordinata alla prospettiva di una condanna. (il manifesto)