Cecilia Strada: «Io, mio padre Gino ed Emergency: vi spiego cosa è cambiato tra di noi quando ho lasciato»
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All’epoca si parlò proprio di dissidi con il padre Gino sulla gestione: «È stato evidentemente un momento molto duro.
Strada parlò dell’addio in un post su Facebook: l’annuncio arrivò dopo una serie di indiscrezioni di stampa sul progressivo deteriorarsi del rapporto fra Cecilia Strada e i vertici dell’organizzazione
Cecilia Strada: «Io, mio padre Gino ed Emergency». Poi affronta il racconto dell’addio che risale al 2018. (Open)
Ne parlano anche altre fonti
a già raccolto 1300 consensi in poche ore l'iniziativa lanciata su change org di intitolare piazzale Cadorna a Gino Strada, il fondatore di Emergency scomparso ieri a 73 anni. L'idea è partita da Alessandro Lanzani, medico di `Tamponi sospesi´, che l'ha promossa sul suo profilo Facebook: «Come mi piacerebbe che in questo momento di dolore il Comune a Milano con procedura di urgenza assoluta decretasse prima dei funerali di Gino di intestargli una strada o una piazza per accoglierlo degnamente». (AGI - Agenzia Italia)
Gino Strada non era una figura ecumenica, non era diplomatico - come sarebbe potuto esserlo, dopo aver visto quasi più corpi smembrati che interi in vita sua? (Esquire Italia)
Milano, 15 agosto 2021 - "Mi dicono che stanno arrivando molte donazioni e tantissimi messaggi di persone che vogliono sostenerci ricordando Gino Strada, questo è un modo che a lui farà piacere, ovunque sia". (Il Giorno)
È mai stata gelosa del fatto che suo padre fosse altrove a curare altre persone? Certo, poi c’erano i periodi in cui mi arrabbiavo e dicevo “perché nessuno qui mi si fila?”. (L'HuffPost)
La Spezia - “L'esperienza condivisa con Gino Strada è stata fondamentale per la mia preparazione professionale che dell'apertura culturale”. “A Gino – ricorda – mi legavano l'amore per il nostro lavoro e la solidarietà, che in questo caso vuol dire sentirsi parte di una comunità umana universale. (Città della Spezia)
L’Afghanistan dei “pappagalli verdi” è lontano dall’orizzonte eppure vicino: gli amici che da Kabul scrivono le condoglianze per la morte dell’uomo a cui devono l’uscita indenni da tante battaglie combattono in queste ore da soli l’ultima e la più buia delle sfide, sono «still alive», dicono (La Stampa)