Demi Moore vince Golden Globe: discorso e reazione
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Sapevamo già, nel buio della sala del cinema, che The Substance ce lo saremmo ricordati a lungo. Il film di Coralie Fargeat ha sconvolto, divertito, ammaliato e turbato il pubblico, segnando un punto a favore dei body horror che sfruttano lo splatter estremo per raccontare i drammi, i tormenti e le meschinità del genere umano. Margaret Qualley e Demi Moore si sono fatte corpo e carne di questo messaggio raccontando la doppia vita di Elizabeth, showgirl sul viale del tramonto (a quanto sostiene la società: in realtà è ancora stupenda) che si auto-clona grazie a una sostanza miracolosa per creare Sue, una versione più bella e tonica di se stessa. (Cosmopolitan)
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Ci sono state molte sorprese e ribaltamenti dal palco del Beverly Hilton di Los Angeles, soprattutto nell’ambito cinematografico. Si è da poco conclusa la prima cerimonia ufficiale della nuova ‘Award Season’, ossia i Golden Globes. (Taxidrivers.it)
Demi Moore ha vinto la statuetta come migliore attrice protagonista per il film horror 'The Substance' Golden Globe, Demi Moore: “Mi dissero che ero un’attrice da popcorn. Ma puoi conoscere il tuo valore solo se butti via il metro per misurarlo” (Dire)
Covermedia Covermedia Primo Golden Globe per Demi Moore. La vittoria arriva dopo più di quarant'anni di carriera cinematografica e a trenta dalla prima candidatura per «Ghost». (blue News | Svizzera italiana)
Grazie alla regista Coralie Fargeat di aver avuto il coraggio di offrirmi questo ruolo”, ha detto l’artista dal palco del Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, raccontando il suo periodo buio e i momenti di difficoltà che ha attraversato prima di recitare nella pellicola ‘The Substance’. (LAPRESSE)
Rumer Willis, Scout LaRue Willis, Tallulah Belle Willis sono nate dal matrimonio con l'attore Bruce Willis e sono scattate tutte in piedi per la vittoria di mamma Demi, come mostra un video pubblicato in condivisione sui loro profili Instagram. (Corriere TV)
Chi considera sorprendente, oggi, la scelta di The substance, dimentica quanto spesso l’attrice abbia usato il corpo come strumento narrativo e simbolico, affrontando temi controversi e spingendo i limiti di ciò che era considerato accettabile per un’attrice di Hollywood negli anni Novanta. (la Repubblica)