Grazia presidenziale per Hunter Biden

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ESTERI

In un contesto politico già vibrante di tensioni, la decisione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di impiegare il suo potere di grazia presidenziale per il figlio Hunter Biden ha agitato ulteriormente le acque. Hunter Biden, coinvolto in reati federali relativi a tasse e armi da fuoco, ha ricevuto una grazia "totale e incondizionata" che ha suscitato un acceso dibattito politico. Il presidente Biden ha giustificato la sua scelta sottolineando l'influenza politica nelle accuse rivolte al figlio, definendo la situazione un "errore giudiziario" istigato dai suoi rivali politici.

Hunter Biden, 54 anni, era stato condannato a giugno per possesso illegale di armi e a settembre aveva ammesso reati fiscali per evitare il carcere. La grazia, estesa a eventuali altri reati commessi tra il 2014 e il 2024, ha sollevato dubbi sull'uso dei poteri straordinari presidenziali. Il presidente aveva più volte dichiarato in passato che non avrebbe mai utilizzato il suo potere per graziare il figlio o commutare la sua pena, ma ha cambiato idea, affermando che "quando è troppo è troppo".

Hunter Biden, che il prossimo 12 dicembre sarebbe stato condannato per aver acquistato un'arma nel 2018 omettendo di dichiarare di essere un consumatore di droghe, e che avrebbe potuto ricevere un'altra condanna per gravi reati fiscali quattro giorni dopo, ha ora evitato queste conseguenze legali grazie all'intervento del padre. La decisione di Joe Biden ha scatenato reazioni contrastanti, con accuse di favoritismo e abuso di potere da parte di alcuni esponenti politici, tra cui l'ex presidente Donald Trump, che ha definito la grazia un "abuso".

La grazia presidenziale, che ha incluso anche eventuali altri reati commessi da Hunter Biden negli ultimi dieci anni, ha sollevato un acceso dibattito sull'uso dei poteri straordinari del presidente. Joe Biden ha giustificato la sua scelta sottolineando l'influenza politica nelle accuse rivolte al figlio, definendo la situazione un "errore giudiziario" istigato dai suoi rivali politici.