La violenza di Moussa: tutti gli allarmi inascoltati

È cominciato alle ore 9 di questa mattina l'interrogatorio di convalida del fermo di Moussa Sangare, l'assassino di Sharon Verzeni. Il 31enne, reo confesso, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino, assistito dal suo legale, l'avvocato Giacomo Maj. Intanto, dal passato turbolento del giovane spuntano almeno tre denunce per maltrattamenti familiari nei confronti della sorella e della madre. (il Giornale)

Ne parlano anche altri media

«Alla fine è arrivato a uccidere». Parole raccolte da Il Messaggero che oggi fa un ritratto del killer di Sharon Verzeni, descrivendo il paese di Suisio, dove viveva e dove lo ricordano come un ragazzo non facile. (Open)

La signora Verzeni si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Prima di scegliere "come vittima" Sharon Verzeni l'assassino, il 31enne Moussa Sangare, fermato nella notte dai carabinieri di Bergamo, "avrebbe puntato il coltello" contro due ragazzini di 15 e 16 anni "minacciandoli", ha spiegato la procuratrice, appellandosi ai giovani che non si sono presentati agli investigatori. (La Repubblica)

"Ho avuto paura di morire anche io. Mio fratello ha tentato di uccidermi. Quello che ha fatto a Sharon poteva succedere a me. (Sky Tg24 )

Omicidio Sharon Verzeni, per il gip “lo stato mentale di Sangare era pienamente integro”

Volevo tenerlo per avere memoria di quello che avevo fatto, come un ricordo». Il 31enne – lunedì 2 settembre – ha rivelato dettagli inediti, alla gip di Bergamo Raffaella Mascarino, in merito all'arma utilizzata per uccidere la barista 33enne. (leggo.it)

“Quando ci hanno detto che era stato lui a uccidere quella povera ragazza, siamo rimaste scioccate. Sapevamo che non stava bene, ma mai avremmo potuto pensare che potesse arrivare a questo“. Con queste parole, Awa Sangare, sorella di Moussa Sangare, l’assassino reo confesso di Sharon Verzeni, racconta lo shock e il dolore della sua famiglia. (Virgilio Notizie)

Nell’ordinanza di 39 pagine viene evidenziato che nonostante “le motivazioni addotte dall’indagato in ordine alla spinta che ha portato a commettere il fatto di sangue possono destare qualche perplessità in ordine al suo stato mentale, nel momento di compiere l’omicidio però la lucidità mostrata nell’adottare tutta una serie di accorgimenti sia nei momenti precedenti al delitto e anche gli accorgimenti dei giorni seguenti evidenziano uno stato mentale pienamente integro”. (Il Fatto Quotidiano)