Le mani di Erdogan sulla Siria, il rischio di una Grande Gaza

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Nicola Porro ESTERI

Sono molti i processi a cui i successi militari di Israele contro i suoi nemici da un lato, e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali di novembre dall’altro, hanno impresso una decisa accelerazione. Non tutti prevedibili e previsti. Uno dei più inattesi, se non altro per la rapidità del suo svolgimento, è senz’altro la caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria. Praticamente senza incontrare resistenza ma solo guidando verso sud il fronte dei ribelli guidato dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) è arrivato a Damasco (Nicola Porro)

Se ne è parlato anche su altri media

L’ambasciata della Turchia a Damasco in Siria riaprirà domani, sabato, dopo 12 anni, per la prima volta dal 2012. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, in un’intervista alla tv turca Ntv. (LAPRESSE)

La marcia delle forze di opposizione va avanti. Recep Tayyip Erdogan, grande architetto dell’attacco dei jihadisti sunniti in Siria, ieri è uscito allo scoperto proclamando il suo pieno sostegno all’offensiva che in una settimana ha preso Aleppo e Hama e che presto potrebbe conquistare anche Homs. (il manifesto)

La Siria è un paese chiave per gli equilibri geopolitici di quella parte di mondo: «Si ritirano i russi, troppo assorbiti dal conflitto in Ucraina – spiega Rampini – e si ritira anche l’impero persiano degli ayatollah di Teheran, che attraverso Hezbollah consideravano la Siria anello decisivo della loro influenza in Medio Oriente». (Corriere TV)

Il destino incerto degli armeni nella Siria post-Assad

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Bashir riconosce di aver ereditato "un'amministrazione elefantiaca, tormentata dalla corruzione. Il Governo di sicurezza nazionale appena insediato in Siria, quello in mano ai ribelli guidati da Abu Muhammad Jolani, vivrà un periodo di transizione turbolento. (Today.it)

Ma dietro la figura ancora misteriosa del leader dei ribelli, Abu Mohammed al-Jolani, emerge quella del vero arbitro e facilitatore in silenzio del rovesciamento del regime di Assad: il leader turco, Recep Tayyp Erdogan. (ilmessaggero.it)

Il regime siriano di Bashar al-Assad è crollato e in soli dieci giorni la fine del Governo che da oltre cinquant'anni dominava a Damasco ha portato i militanti d'opposizione a conquistare la parte del Paese in mano agli ex lealisti e ha stravolto la mappa del Paese levantino. (Inside Over)