Sean Baker, regista di Anora: "il film dove una giovane sex worker sposa il figlio di un oligarca russo"
Abbiamo intervistato il regista americano che, dopo anni di successi nel mondo del cinema indipendente, ha vinto una storica Palma d'oro al Festival di Cannes con questo suo nuovo film, al cinema dal 7 novembre. (ComingSoon.it)
La notizia riportata su altri giornali
Prometteva fuoco e fiamme e così è stato. Anora, il nuovo film di Sean Baker, tra i cineasti più controversi, provocatori e maligni della sua generazione, è una comedy che mette alla berlina il mito del Principe Azzurro moderno, i nuovi ricchi dell'Est, che ci parla bene o male dell'oggettificazione femminile come nessun altro aveva pensato o proposto recentemente. (Today.it)
ANORA Genere: commedia sentimental-surreale Regia: Sean Baker. (Io Donna)
Anora, la Palma d’oro di Cannes. L’avventura spaziale di Porky Pig e Duffy. Pirandello secondo Placido e Bentivoglio. Uno Rosso, Natale tra elfi e renne con Dwayne Johnson. Il ritorno di Terrifier: gli orrori di Art il Clown. (Corriere della Sera)
Una cosa che sposa in pieno l'idea, piuttosto comune, secondo cui c'è più arte nel dramma che nella commedia. In corsa al Festival di Cannes 2024 insieme a film come Megalopolis di Francis Ford Coppola, Parthenope di Paolo Sorrentino e Limonov - The Ballad di Kirill Serebrennikov, ha vinto la Palma d'oro con buona pace di tutti. (Il Mattino di Padova)
#articoli L'ottavo film di Sean Baker arriva finalmente nelle nostre sale dopo aver stregato la giuria del 77° Festival di Cannes, che ha premiato con la Palma d'oro l'opera fin qui più ambiziosa (produttivamente e artisticamente) di uno dei filmmaker più influenti e innovativi del Cinema indipendente contemporaneo. (CineFacts)
È una bella ventata di aria fresca il nuovo film di Sean Baker, che dopo averci raccontato l’America più marginale nei tre film precedenti (Tangerine, The Florida Project, The Red Rocket), vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes con un film che si confronta con un genere (la commedia romantica) per chiedersi (e chiederci) se le favole possano ancora esistere anche al di fuori della macchina dei sogni hollywoodiana. (Corriere Fiorentino)