Market mover 4-8 novembre 2024: Elezioni USA, Fed, BoE e indici PMI
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L’agenda macroeconomica che va dal 4 all’8 novembre 2024 sarà caratterizzata da alcuni dati macroeconomici di rilievo per le principali economie del Vecchio Continente e per gli Stati Uniti. A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno la riunione di politica monetaria della Federal Reserve e la successiva conferenza stampa del governatore Jerome Powell, ma non solo. Per gli USA si attendono anche le misurazioni degli ordini di fabbrica, bilancia commerciale, gli indici PMI (servizi e composito) e ISM dei servizi, i dati dell’EIA sulle scorte e la produzione di greggio, nuove richieste di sussidi di disoccupazione, vendite del commercio all’ingrosso e la fiducia dei consumatori elaborata dall’Università del Michigan (Investire.biz)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Donald Trump ha detto di voler “terminare” la spesa per quel che definisce “il Green New Deal”, ovvero all’Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden. (Energia Oltre)
C’è un modo solo però per capire chi Wall Street vede alla Casa Bianca: i mercati, cioè dove gli investitori stanno piazzando le loro scommesse in vista del voto. E se questo è il metro — come sempre, discutibile — oggi le banche e i grandi fondi si stanno preparando alla seconda amministrazione Trump. (Corriere della Sera)
I mercati si sono preparati alle elezioni presidenziali statunitensi per tutto il mese, con un picco di incertezza che ha portato a una notevole volatilità. Le elezioni americane avranno sicuramente un impatto sui mercati azionari e sui titoli di Stato. (Euronews Italiano)
In ogni caso, chiunque sarà il vincitore, «il trend rialzista del mercato non dovrebbe essere compromesso, anche perché i programmi tra i due contendenti sono molto simili»,... Comunque vada a finire il duello tra Trump ed Harris, l’esito delle elezioni del 5 novembre può andare per le lunghe. (Milano Finanza)
Uno studio «non partisan» del Comitato per un budget responsabile indica che il programma di Trump avrebbe un impatto più che doppio sulla crescita del debito pubblico nel prossimo decennio: 7,5 trilioni di dollari per quello del candidato repubblicano e 3,5 per quello dell’esponente democratica. (Corriere della Sera)