Guerra giorno 289: i segnali lanciati da Mosca e la dura repressione interna
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Xr:d:DAE6ZJKjOXI:195,j:43407786674,t:22120914 Nel giorno 289 della guerra in Ucraina il presidente russo Putin accenna a un “accordo inevitabile” per mettere fine alle ostilità, pur esprimendo dubbi sulla "fiducia" che Mosca può accordare ai suoi interlocutori. "Come trovare un’intesa? E con chi? Con quali garanzie? Questa è ovviamente tutta la questione. Ma alla fine bisognerà trovare un accordo. Ho già detto più volte che siamo pronti, siamo aperti, ma questo ci obbliga a riflettere per sapere con chi abbiamo a che fare", ha detto il capo della Federazione a margine di un vertice regionale in Kirghizistan (Avvenire)
Su altre fonti
E così è stato fatto. La magia del Natale andava subito restituita alla città, a grandi e piccoli. (Frosinone News)
Lo sostiene il leader ucraino Volodymyr Zelensky, intervistato da David Letterman per il programma Netflix 'Non c'è bisogno di presentazioni', girato nella metro di Kiev e in cui si sentono i rumori di sirene e treni. (Corriere dell'Umbria)
Per i ricchi state estendendo tappeti rossi. Così il presidente del Movimento Cinquestelle, Giuseppe Conte, nel corso delle dichiarazioni di voto sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera dei deputati in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre. (Sardegna Reporter)
Lo afferma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rispondendo a una domanda dello showman americano David Letterman, che lo ha intervistato in una puntata speciale del suo programma su Netflix My Guest Needs No Introduction (“Non c’è bisogno di presentazioni”). (Open)
Attualmente infatti la situazione non è soddisfacente anche perché sono indispensabili strutture di supporto esterne, specialmente per chi ha problemi psichici”. (Sardegna Reporter)
“Temo che io insieme ai fratelli ceceni e buriati non lo apprezzeremmo”, ha detto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in risposta alle parole del segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, che aveva affermato che la Santa Sede sarebbe potuta essere un luogo adatto per dialogare con l’Ucraina. (LaPresse)