Torture e sevizie, il caso Regeni
Articolo Precedente
Articolo Successivo
ROMA – Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato cadavere in Egitto nel gennaio 2016, è stato sottoposto a torture indicibili durante la sua detenzione. Secondo le testimonianze raccolte, Regeni era ammanettato, con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bendati, quando fu visto per l'ultima volta il 28 gennaio 2016. Le guardie lo portarono in una stanza per interrogarlo, dove fu sottoposto a torture con la corrente elettrica, come riportato da un ex detenuto palestinese.
Il processo contro i quattro agenti dei servizi segreti egiziani – il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi, e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif – accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Regeni, è in corso presso la Corte d'Assise di Roma. Durante le udienze, sono emerse testimonianze scioccanti che descrivono le sevizie subite dal ricercatore. Un testimone oculare, intervistato dall'emittente qatariota Al Jazeera, ha raccontato che Regeni era sfinito dalle torture, tanto che le guardie lo portavano a spalla verso la sua cella.
Le dichiarazioni dei testimoni, proiettate in un documentario durante il processo, hanno rivelato che Regeni fu interrogato con metodi brutali, con l'intento di estorcergli informazioni. Le urla di dolore del giovane, mentre veniva torturato, risuonavano nei corridoi del carcere. Le accuse contro gli agenti egiziani sono gravi e il processo continua a svelare dettagli inquietanti su quanto accaduto a Regeni durante i suoi ultimi giorni di vita.
Il caso Regeni ha sollevato numerose polemiche e ha messo in discussione la sicurezza dei cittadini italiani all'estero.