Le torture in carcere a Trapani, anche false relazioni di servizio per calunniare i detenuti

Secondo le indagini, nel carcere Pietro Cerulli Trapani non venivano perpetrate solo violenze fisiche ma risulterebbero anche false relazioni di servizio, artatamente utilizzate per calunniare i detenuti e coprire gli abusi. «Un conto è l’uso legittimo della forza, un altro è la violenza sproporzionata e il disprezzo verso chi è già in una condizione di estrema debolezza», ha detto il comandante del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. (Giornale di Sicilia)

La notizia riportata su altri giornali

Il Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con l'ausilio di alcuni reparti territoriali e del Prap Sicilia, coordinati dal Nucleo investigativo centrale, questa mattina ha dato esecuzione a un'ordinanza di misure cautelari degli arresti domiciliari e della misura interdittiva della sospensione dell'esercizio del pubblico ufficio nei confronti di 25 poliziotti in servizio nel carcere Pietro Cerulli di Trapani (il Giornale)

Fino a quando non sono stati incastrati dalle telecamere piazzate dopo le denunce delle vittime, una ventina in tutto. E così è stato. (Telesud)

TRAPANI – Venticinque poliziotti penitenziari, accusati di tortura e abuso d’autorità contro detenuti del carcere Pietro Cerulli di Trapani, sono stati raggiunti da misure cautelari e interdittive: 11 arresti domiciliari e 14 sospensioni dal pubblico ufficio. (lasiciliaweb | Notizie di Sicilia)

Trapani, il carcere degli orrori 11 agenti arrestati per tortura

L’indagine sui pestaggi e le violenze nel carcere di Trapani. Ecco chi sono gli indagati. (BlogSicilia.it)

A eseguire il provvedimento del gip di Trapani, su richiesta della procura, è stato il Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con i reparti territoriali. Queste le accuse che hanno portato 11 agenti di polizia penitenziaria agli arresti domiciliari, mentre altri 14 sono stati sospesi dal servizio. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Buttato per terra, un lenzuolo di sopra e massacrato di botte: «Tanto questo è nero, non si vede un cazzo», se la ridevano. E poi secchi riempiti di urine mescolate ad acqua lanciati addosso, calci, pugni, perquisizioni illegali, umiliazioni di ogni sorta. (il manifesto)