Gaza, l'esplosione del missile in presa diretta. La guerra supera i 50mila morti

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ESTERI

Un video, ripreso da un passante a Gaza City, mostra il momento esatto in cui un missile esplode, scatenando il caos. Due donne, visibilmente terrorizzate, cercano di proteggere un bambino dalle schegge che volano in ogni direzione. Le immagini, crude e senza filtri, documentano gli effetti di un raid israeliano che segna la ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza, un conflitto che non accenna a placarsi e che ha già superato la soglia dei 50mila morti, secondo fonti palestinesi.

Poche ore prima dello scoppio, un altro attacco aereo aveva colpito Gaza, uccidendo Salah al-Bardaweel, uno dei leader di Hamas. La sua eliminazione, se da un lato rappresenta un colpo significativo per l’organizzazione, dall’altro non sembra aver attenuato l’intensità degli scontri. Anzi, le operazioni militari israeliane si sono intensificate, concentrandosi soprattutto nelle città di Khan Younis e Rafah, nel sud della Striscia. Fonti mediche locali, citate da Al Jazeera, hanno riferito che solo oggi almeno 46 palestinesi hanno perso la vita, aggiungendosi a un bilancio già insostenibile.

La cifra dei 50mila morti, seppure approssimativa, è un dato che colpisce per la sua enormità. Dietro ogni numero c’è una storia, un volto, una famiglia distrutta. Civili, per lo più, che si sono trovati coinvolti in un conflitto che non hanno scelto. L’ospedale di Gaza, già al collasso, continua a ricevere feriti, mentre i medici lavorano senza sosta in condizioni disumane. Le immagini che arrivano dalla Striscia mostrano una realtà straziante, fatta di macerie, urla e silenzi pesanti.

L’esercito israeliano, da parte sua, ha giustificato gli attacchi come risposta alle provocazioni di Hamas, sottolineando che l’obiettivo è colpire esclusivamente obiettivi militari. Tuttavia, la distinzione tra obiettivi militari e civili, in un territorio così densamente popolato come Gaza, risulta spesso sfumata, con conseguenze devastanti per la popolazione.

Intanto, l’ordine di evacuazione del quartiere ovest di Rafah, emesso dalle autorità israeliane, ha costretto migliaia di persone a lasciare le proprie case, aggiungendo un ulteriore strato di sofferenza a una situazione già insostenibile. Chi può, cerca rifugio altrove; chi non può, rimane in attesa del prossimo bombardamento.