Sfide d'isolamento in Cina, un fenomeno inquietante

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Mentre la seconda stagione di "Squid Game", la serie coreana che ha sconvolto il mondo con la sua narrazione brutale e magnetica, si prepara a debuttare, in Cina si sta diffondendo un fenomeno pericolosamente simile a quello narrato nel drama di Netflix. Le cosiddette sfide d'isolamento stanno prendendo piede, coinvolgendo individui in situazioni di precarietà economica, convinti da gruppi di truffatori a partecipare a competizioni estreme con la promessa di ottenere somme di denaro allettanti.

Queste sfide, che ricordano per certi versi le prove di vita o di morte viste in "Squid Game", hanno messo in allarme le autorità governative cinesi. La serie, che ha trasformato innocenti giochi d'infanzia in prove mortali, si ispira a eventi reali accaduti in Corea del Sud. Nel 2009, infatti, la fabbrica Ssangyong fu teatro di violenti scontri tra operai e polizia antisommossa, un episodio che ha fornito i tratti distintivi alla narrazione distopica della serie.

La violenza e la critica sociale senza concessioni presenti in "Squid Game" non sono frutto esclusivo della fantasia degli sceneggiatori, ma traggono ispirazione da una vera battaglia combattuta in una fabbrica, dove la polizia antisommossa, armata di taser, affrontò gli operai in sciopero. Un attivista trascorse addirittura 100 giorni in cima a una ciminiera per protestare contro le condizioni di lavoro.

Questo fenomeno delle sfide d'isolamento in Cina, sebbene non direttamente collegato alla serie, ne richiama inquietantemente i temi e le dinamiche, sollevando preoccupazioni sulle condizioni di vulnerabilità in cui versano molte persone e sull'uso spregiudicato della loro disperazione da parte di organizzazioni criminali.