Governo freddo su Unicredit, mentre l’Ue frena sul golden power

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ECONOMIA

Nonostante la richiesta urgente di chiarimenti avanzata da Unicredit, il governo non ha ancora concesso udienza alla banca guidata da Andrea Orcel, che chiedeva una revisione dei vincoli imposti con il golden power sull’acquisizione di Banco Bpm. Fino a ieri sera, l’esecutivo non si è pronunciato ufficialmente, ma fonti ben informate lasciano trapelare che le valutazioni interne – seppur in via non definitiva – si siano già indirizzate verso un mantenimento delle restrizioni.

La questione, che vede da un lato la volontà di Unicredit di ridiscutere i paletti e dall’altro la fermezza del ministero dell’Economia, si è complicata dopo l’intervento dell’Unione europea. Bruxelles, pur evitando di commentare direttamente il caso, ha ricordato che l’esercizio del golden power deve essere «proporzionato e basato su un legittimo interesse pubblico». Un monito che, sebbene generico, appare riferito alle condizioni poste dal governo italiano, le quali – secondo quanto riportato – mirerebbero a evitare che il risparmio gestito da Bpm finisca coinvolto in operazioni vantaggiose per la Russia.

I contatti tra Unicredit e il Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo di Palazzo Chigi, responsabile dell’istruttoria, non avrebbero per ora prodotto risultati tangibili. L’esecutivo, stando alle ricostruzioni, sembra intenzionato a mantenere una linea prudente, giustificata da ragioni di sicurezza nazionale. D’altronde, il via libera di Banca d’Italia e Bce alla fusione non basta a eliminare i timori legati agli asset strategici, soprattutto in un contesto geopolitico ancora instabile.