Omicidio all’Arco della pace, convalidato il fermo di Dawda Bandeh

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RaiNews INTERNO

Secondo la ricostruzione, Dawda Bandeh è rimasto all'interno della villa per dieci ore dopo aver aggredito Acob Mansala. Il giovane potrebbe essere sottoposto a una perizia psichiatrica, spiega la sua avvocata Federica Scapaticci. Il gip di Milano Domenico Santoro ha convalidato il fermo e disposto il carcere. Nel provvedimento, ha ritenuto che per la dinamica e la gravità dei fatti riscostruiti dalle indagini, sussistano i gravi indizi. (RaiNews)

La notizia riportata su altri media

Durante il suo interrogatorio, Dawda Bandeh, il 28enne gambiano fermato la sera di Pasqua all'interno di una villa di via Randaccio – pieno centro di Milano – con l'accusa di avere strangolato il collaboratore domestico dei proprietari di casa, non ha ammesso nulla ma si è trincerato dietro a molti “non so, non ricordo, non so rispondere”. (la Repubblica)

Milano – Non è una versione dei fatti convincente quella fornita da Dawda Bandeh, il gambiano di 28 anni arrestato con l’accusa di aver ucciso Angelito Acob Manansala, collaboratore domestico trovato senza vita in un’abitazione di via Randaccio a Milano il 20 aprile. (Il Giorno)

L'uomo è apparso tranquillo davanti al gip Domenico Santoro, ha ammesso di essere entrato nell'abitazione e di avervi trascorso diverse ore mangiando e dormendo, ma di non ricordare nulla dell'omicidio del 61enne filippino Angelito Acob Manansala. (il Giornale)

Il giudice nel provvedimento, notificato nel tardo pomeriggio, ha ritenuto che per la dinamica e la gravità dei fatti riscostruiti dalle indagini, sussistano i gravi indizi. (Tiscali Notizie)

Ha girovagato intorno alla casa per mezz’oretta prima di scavalcare il cancello alle 8.38 della domenica di Pasqua. (La Stampa)

Rammenta, invece, di aver trascorso parecchio tempo nella casa del delitto, in via Randaccio, dove si era intrufolato a caccia di qualcosa da rubare. – Dell’omicidio, ha detto, non ricorda nulla. (Il Giorno)