Caso Huawei, arrestata collaboratrice di Martusciello
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Nuove ombre si addensano sul Parlamento europeo, con l’Italia ancora una volta al centro di un’inchiesta internazionale che riporta alla memoria il caso Qatargate di due anni fa. Questa volta, però, il filo della corruzione sembra condurre verso il colosso cinese delle telecomunicazioni, Huawei, accusato di aver tentato di influenzare le decisioni dell’Europarlamento attraverso un sistema di tangenti e pressioni lobbistiche. I magistrati belgi, che coordinano l’indagine, hanno emesso un mandato d’arresto europeo eseguito ieri mattina dalla polizia di Caserta, portando in carcere Lucia Simeone, assistente dell’eurodeputato di Forza Italia Fulvio Martusciello.
La donna, rintracciata nel Casertano, è stata trasferita nel carcere di Secondigliano, dove resterà in attesa di essere interrogata. Le accuse a suo carico sono gravi: associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. Secondo le autorità belghe, Simeone sarebbe coinvolta in un giro di pressioni illecite che avrebbe visto protagonisti almeno quattro lobbisti legati a Huawei, sospettati di aver corrotto una quindicina di ex e attuali eurodeputati per favorire gli interessi cinesi in Europa.
Fulvio Martusciello, capo della delegazione di Forza Italia a Bruxelles, non risulta al momento indagato, ma il suo nome è stato più volte tirato in ballo nelle ultime settimane. Nei giorni scorsi, gli uffici di due suoi assistenti parlamentari erano stati messi sotto sigillo, per poi essere riaperti senza ulteriori sviluppi. Il legale di Simeone ha dichiarato che la donna si è limitata a eseguire ordini, senza aggiungere ulteriori dettagli.
L’inchiesta, che ha già portato all’arresto di diversi lobbisti, sembra destinata a far emergere nuovi retroscena. Huawei, da parte sua, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma è noto che l’azienda cinese sia da tempo sotto la lente delle autorità europee per presunte violazioni delle norme sulla concorrenza e sulla sicurezza.
